Tami: diversi moduli a disposizione
Al termine dell’allenamento di martedì mattina Pier Tami, tecnico del Lugano, ha incontrato i giornalisti per il tradizionale appuntamento che precede gli incontri di campionato. La prima domanda non poteva che riguardare il Sion dell’ex Tramezzani.
-Percepite l’attesa che c’è nella gente e anche nei giornalisti di poter dare un colpo decisivo alla squadra vallesana: per l’ambiente che vi circonda quella di domani non è una partita come le altre?
“No al nostro interno non c’è questa percezione. Ne ho parlato stamane anche con il capitano perché volevo sentire come la vivevano nello spogliatoio. Mi ha risposto che sanno dell’attesa tra la gente e anche io lo vedo dalle interviste e dalle dichiarazioni che si fanno, ma per noi l’unica cosa che conta è che siamo alla vigilia di due partite importanti con squadre che hanno i nostri stessi punti. Quindi l’attenzione nostra è su altri aspetti.”
-Da allenatore pensi che Tramezzani possa avvertire il clima magari un po’ ostile di Cornaredo a livello di concentrazione e preparazione del match?
“A livello di allenatore io personalmente sento di più la partita di domenica con il Grasshopper. Il Sion per me è una squadra come tutte le altre e non so come il collega possa percepire questa gara, non ho speso tempo per pensare a ciò. Vedo che nei tifosi esiste una certa animosità per questo tipo di partita. Noi commetteremmo un errore se la mettessimo su questa base. Voglio che ci sia la giusta cattiveria per l’importanza che il match riveste in un momento particolare del campionato, siamo all’ottava giornata.”
-La squadra ha recuperato dagli strapazzi dell’ultimo lungo week-end o vi è rimasta un po’ di fatica addosso?
“Qualche strascico qualche giocatore lo ha avuto visto che non ha potuto allenarsi regolarmente. Le tossine diversi elementi le ha recuperate altri meno. Spesso è una questione di testa. La squadra fisicamente è pronta a correre, a lottare e a dare battaglia. So che possiamo correre 95′ con intensità, il resto lo fa la testa e ogni giocatore deve preparasi anche in modo individuale.”
-Proseguirai con la difesa a quattro o tornerai a tre?
“Abbiamo diverse soluzioni tattiche, anche in funzione di come giocherà il Sion possiamo adeguarci o cambiare per metterlo in difficoltà. Abbiamo veramente più di una soluzione: il Lugano oggi non è solo il 3-5-2 ma può schierarsi anche con il 4-2-3-1- con il 4-3-3 o come ha giocato gli ultimi minuti della partita di Coppa e cioè con il 4-3-1-2 con due punte e un centrocampo a rombo. Anche questa ipotesi è valida per le qualità dei giocatori a disposizione. Tutti possono adattarsi a qulsiasi sistema ma le caratteristiche dei singoli fanno sì che taluni si trovano meglio con le tre punte, altri con due e così via”.
-Quanti titolari affidabili ti senti di avere in questo momento, o rovesciando la domanda quanti non sono ancora pronti?
“Adesso sono quasi tutti pronti, anche gli ultimi arrivati in ordine cronologico, da Ledesma a Bottani a Daprelà. Pure Culina ha giocato un buon spezzone di partita in Coppa svizzera. Quasi tutti hanno la possibilità di avere un posto da titolare, non è un gallone che si riceve e lo si tiene per sempre. Gioca da titolare chi al momento fornisce maggiori garanzie da un punto di vista tecnico-tattico, delle relazioni che ha con gli altri, dell’esperienza, della particolarità dell’avversario o delle qualità specifiche.”
-A memoria mi sembra una delle vigilie più interessanti per quel che riguarda la formazione che il Lugano metterà in campo, un po’ per le diverse possibilità, un po’ per le parole del presidente che ha sostenuto che la difesa a tre è superata. Le ascolti queste parole, ti interessano, seguirai questi consigli, ci stavi già arrivando da solo?
“Non sono consigli. Il presidente fa delle esternazioni che tali devono rimanere. Dell’aspetto tecnico è solo l’allenatore che deve prendersi le responsabilità perché è solo lui che ne paga le conseguenze, nessun altro. Condivido certe cose che Renzetti ha detto: con certi interpreti questa squadra potrebbe benissimo giocare anche un altro sistema tattico. Quando e come farlo spetta a me deciderlo. Il 4-3-3 e il 4-3-2-1 li avevamo già sperimentati prima delle dichiarazioni del presidente. Tornando a quanto ha detto Angelo, lo condivido: quando hai in campo certi elementi il 4-3-3 si addice maggiormente a questa squadra.”.
-Il fatto di avere tanti attaccanti ma di aver segnato poche reti, significa che non siete efficaci e capaci di buttarla dentro?
“Se valutiamo anche la partita in Israele al termine della quale molti hanno reputato migliore il secondo tempo rispetto al primo, noi avevamo già buttato al vento nei primi 45′ delle ripartenze veramente interessanti che potevano fare male al Beer Sheva. Non ci manca solo la conclusione in porta ma il penultimo o l’ultimo passaggio che possano mettere il compagno in condizione di segnare. La qualità del nostro gioco offensivo parte dalla prima linea difensiva, come fanno uscire palla dalla zona bassa, se lo fanno bene riusciamo a costruire belle situazioni. Tante volte è mancato non solo il killer instinct in area di rigore ma il centro o il tiro, vedi la gara di Köniz dove abbiamo avuto una ventina di situazioni dove ci sono mancate precisioni e cattiveria. E’ negli ultimi trenta metri che dobbiamo migliorare e questa necessità coinvolge tutti, non solo gli attaccanti”.
-Ma le punte a tua disposizione hanno le qualità necessarie, l’anno scorso c’erano elementi come Sadiku e Alioski che il killer instinct l’avevano. Forse per lottare per i primi tre posti ti manca un attaccante così?
“Lottare per i primi tre posti mi sembra veramente un traguardo molto ambizioso, se lo potremo fare ben venga. Se guardo alle caratteristiche dei nostri attaccanti di vera prima punta c’è solo Manicone. Gli altri sono più delle seconde punte, che lavorano in modo diverso, che spaziano su tutto il fronte di attacco, che fanno movimento. Non possiamo giocare lo stesso tipo di calcio dello scorso anno proprio per le diverse caratteristiche dei protagonisti. Per prima punta intendo il giocatore che sta in area e che attacca l’area piccola. Da noi nel DNA c’è l’ha solo il giovane Manicone, che sta lavorando bene ma al quale dobbiamo dare il tempo di acquisire determinate conoscenze del calcio professionistico. Gli altri lo devono fare senza averlo nelle corde”.
-Sei deluso che dal mercato non sia arrivata una vera prima punta?
“No assolutamente. Sono contentissimo della rosa che ho a disposizione. Dobbiamo trovare il modo di finalizzare l’enorme mole di lavoro che viene svolta. Facciamo tanto gioco, ci manca quel qualcosa che non può arrivare dall’oggi al domani. Implicano l’aspetto tecnico e tattico del giocatore ma anche l’aspetto emotivo, deve avere piena fiducia e riuscire a determinare le partite.”
-Non é che negli ultimi trenta metri siete voi a complicarvi un po’ la vita, cercando passaggi difficili, azioni di finezza, senza andare al concreto?
“Se c’è chi può calciare a rete direttamente che lo faccia. In realtà le statistiche delle partite dicono che tiriamo tanto quanto, se non di più, degli avversari. So che alla fine l’efficacia, la precisione, la tecnica di tiro possono essere migliorate ma ci vuole del tempo: ognuno ci mette del suo. Ma noi andiamo al tiro regolarmente, è successo anche contro il Beer Sheva o il Köniz: abbiamo tirato di più di loro. Forse le nostre lacune sono più nell’ultimo passaggio, ad esempio nei cross dovremmo essere più precisi e determinati. Lì abbiamo concesso molto nelle ultime due partite. Talvolta, errori tecnici a parte, è stata sbagliata la scelta fatta. Ma non fasciamoci la testa: nell’ultima partita giocata a Cornaredo abbiamo fatto quattro gol, non dimentichiamolo. “
-Da Costa che ha parato due rigori, pensi sia un caso?
“Altro che caso. E’ uno che studia benissimo gli avversari, assieme al preparatore Luca Redaelli. Guardano i video dei rigoristi e le statistiche, Da Costa non è uno sprovveduto e studia a fondo le qualità degli avversari”.
-E tutta questa attesa su Bottani, dopo il secondo tempo di Israele si è detto che è rinato?
“Dobbiamo lasciare Mattia un po’ tranquillo. Era un anno che non si sentiva parlare di lui e adesso in due settimane vogliono che diventi l’eroe di Lugano. Di Bottani sono molto contento. Però non dimentichiamoci che è qui da tre settimane, quindi non ha fatto la preparazione. Quanto all’esaltazione del secondo tempo con il Beer Sheva devo ricordare a tutti che è stata un’altra partita. Il primo tempo si andava a mille e il secondo ad altre velocità e siamo venuti fuori meglio da questa situazione. E ciò non ha nulla a che vedere con il sistema di gioco, semmai con dei principi e correttivi che abbiamo applicato dalla pausa. Non possiamo esaltare Bottani per l’Europa League e storcere magari il naso dopo la Coppa svizzera. Sono contentissimo di lui, so che sta crescendo, che deve ancora crescere e che dovrà diventare un elemento importante. Ma non possiamo bruciare le tappe. E anche con i giudizi su di lui non mi piace quando si passa un estremo all’altro”.
-Al di fuori del calcio avrai appreso la notizia della nomina di Ignazio Cassis in Consiglio federale. Tu hai lavorato tanto nel resto della Svizzera, conosci quelle realtà, come hai vissuto questa elezione?
“Sono contento e orgoglioso. Ho sentito alla radio quanto succedeva. Per un ticinese non è mai facile, questi posti a parità di condizioni non te li danno. Si vede che se l’è meritato. E’ stato all’altezza della situazione fin da metà giugno quando Burkhalter ha dato le dimissioni: Cassis è stato presentato come favorito ed è stato capace di evitare le trappole giornalistiche che gli venivano messe davanti. Ha ricevuto pressioni non indifferenti e mi è piaciuto come si è proposto.”