“Questione di fiducia, stanchezza, esperienza”

Nella conferenza stampa post partita Ueli Forte, tecnico dello Zurigo,  dice di comprendere le difficoltà psico-fisiche avute dal Lugano che ha dato il 100% giovedì contro lo Steaua. “Noi l’anno scorso abbiamo giocato l’Europa League ma in casa nostra e poi il ritmo della Challenge League è diverso da quello della Super. Oggi siamo stati bravi e fortunati, vedi l’autogol,  il super gol di Frei e la super parata di Vanins su Gerndt”.

A Pier Tami viene chiesto se è sorpreso dalla controprestazione o se la sentiva arrivare?

“Nella situazione in cui siamo  ti puoi anche aspettare certe partite. Manca sempre poco ma quel poco è veramente tanto in questo momento. Se penso al calcio che abbiamo proposto nel mese di agosto e se lo devo paragonare a quello che stiamo facendo adesso sono sparite diverse cose. Ci sono tanti perché, però è sempre difficile indicare delle priorità. L’unica via d’uscita è dare ognuno il meglio nel rispettivo campo e tutti insieme cercare di risollevarci.”

-Hai parlato di tanti punti nei quali i tuoi giocatori sono in difficoltà. Puoi spiegarti meglio?

“E’ questione di fiducia, di stanchezza, di esperienza. Anche oggi avevamo in campo il 50 per cento dei giocatori che non hanno fatto la preparazione estiva. E quando i ritmi si alzano oppure devi giocare ogni tre giorni vedi che la benzina comincia a scarseggiare.  Non è ovviamente  solo una questione di carburante ci sono anche altri elementi. Chi è arrivato dopo comincia adesso a cerare di raggiungere un adeguato livello psico-fisico e fa un po’ più fatica del previsto. Cambiare non sempre vuol dire migliorare ma è venuto il momento di cambiare”.

-Cosa intendi per cambiare?

“Si possono cambiare tante cose. Si deve provare a cambiare l’atteggiamento, a invertire il trend perché in questi frangenti  tutti gli episodi e le situazioni sono a nostro sfavore. C’è un calcio d’angolo e ci facciamo gol da soli, Michael Frei fa un tiro fantastico ma c’era tanta rabbia, convinzione ed energia che in questo momento non c’è nei nostri tiri in gol. Quindi dobbiamo riempire nuovamente il  tank dell’energia. Ognuno deve fare il suo con la consapevolezza, e l’avevo detto prima di questa partita, che dobbiamo prepararci mentalmente a vivere fino a dicembre in queste condizioni. Se non siamo pronti a capire che sarà così dura ogni partita e che dovremo raschiare il fondo delle energie per portare a casa qualche punticino, risulterà ancora più complicato.  Non c’è molto da cambiare dal punto di vista degli allenamenti, adesso lavori dieci giorni ma poi ricomincerai a giocare ogni tre giorni. Bisognerà cercare di cambiare il trend cominciando dalle piccole cose, ad esempio cercando di fare  un punto e non a vincere nella prossima partita casalinga. Dobbiamo evitare di prendere gol. In questo momento bisogna cercare di raccogliere quello che è possibile ma tutti insieme senza che nessuno possa pensare di ergersi a salvatore della patria”.

-Pausa benvenuta quindi?

“Si continua a parlare di pausa, in realtà arriva, dopo due mesi, il primo periodo di dieci giorni nel quale puoi finalmente tornare ad allenarti. Abbiamo solo giocato e fatto dei lavori per mettere in condizione quelli che non avevano fatto la preparazione di cercare di arrivare al livello degli altri. Ma si gioca, si gioca e si gioca e ci si allena poco. Questi 10 giorni saranno finalmente di lavoro.”

-Forse ci si era illusi troppo di poter avere altri obiettivi?

“Io non mi sono mai illuso, so cosa vuol dire entrare in questa centrifuga delle partite ed essere costretti ad allenarsi in modo diverso e non cerro ottimale. La settimana da gestire così è difficile e si può andare in difficoltà. Non è questione di qualità tecniche o tattiche. Se paragoniamo la partita che abbiamo vinto a Cornaredo contro lo Zurigo, anzi scusate che abbiamo pareggiato perché ci hanno tolto un gol regolarissimo, avevamo messo sotto gli avversari sul piano del gioco. E un mese dopo qui soffriamo tremendamente: eppure sono le stesse squadre. Qualcosa evidentemente è cambiato. La fiducia e la convinzione in certe giocate non sono più quelle del mese di agosto. Quando si dice “lavorare sulla testa”: spero che questo periodo intenso e complicato abbia portato tutti ad apprendere qualcosa e che si possa  migliorare. Nel secondo periodo di sforzi ravvicinati dovremo fare meglio.”

-Mariani a fine partita sul campo, in lacrim,e ha detto che Pier Tami è la persona migliore per il Lugano in questo periodo. E non è l’unica attestazione di stima che arriva dallo spogliatoio.

“I giocatori stanno lavorando seriamente e li ho sempre difesi. Però ripeto se sappiamo cosa va cambiato che lo si faccia e l’allenatore chiaramente è anch’egli in discussione. In queste situazioni può succedere che si decida di cambiare il tecnico, io sono sereno da questo punto di vista. Sarei molto più nervoso e preoccupato se sapessi che con lo staff non abbiamo fatto il massimo. So che stiamo dando tutto e che per uscirne bisogna restare tutti uniti.”

-Ti fidi ancora della squadra?

“Ci mancherebbe. Quando un mese fa dicevo che questa squadra aveva veramente qualcosa in più, un’energia positiva rara e l’abbiamo fatto vedere. Mi ricordo la partita (poi interrotta) con il San Gallo, quella di Basilea e altre dove giocavamo con piena fiducia in noi stessi e mettevamo in difficoltà tutti. Un mese dopo vedo un complesso in difficoltà non sul piano della qualità ma di altri elementi non tutti controllabili”.

 

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