Perché bisogna diffidare del Thun
Domenica si chiude la prima fase del girone di andata del campionato Raiffeisen Super League. Il calendario mette di fronte Thun e Lugano, due società che hanno analogie in comune. Rappresentano realtà medio-piccole (la cittadina bernese conta 42 mila abitanti) e hanno un budget ridotto rispetto alla maggior parte delle avversarie.
Ciononostante Thun è un esempio di come, lavorando bene, si possa cavarsela egregiamente nell’élite del calcio nazionale. E’ stata in Super League dal 2002 al 2008, partecipando tra l’altro a una Champions League (2005) e poi, dopo due stagioni in Challenge è tornata tra le grandi e nel 2011 e nel 2013 ha giocato in Europa League. Non male per una piccola società.
Affidata da un paio di stagioni a Jeff Saibene (foto), la squadra ha iniziato male questo campionato. Ha infatti ottenuto una sola vittoria (2-1 con il Grassopper alla quarta giornata), due pareggi (Vaduz e Losanna) e cinque sconfitte. Sl piano delle prestazioni ha giocato però spesso alla pari con gli avversari. E le statistiche, che non mentono, confermano che il volume di gioco sviluppato da Rapp e compagni è sempre discreto. I tiri complessivi sono praticamente gli stessi di quelli del Lugano (104 a 105). I tiri nello specchio della porta addirittura superiori (42 a 37). E così i calci d’angolo (40 a 35).
E’ un complesso da prendere con le pinze al di là della classifica anche perché i precedenti non è che siano brillantissimi. Negli ultimi cinque scontri diretti i bianconeri si sono imposti una sola volta (il 17 aprile scorso a Cornaredo per 2-1). Nelle altre occasioni ha sempre vinto il Thun.
Da notare che il miglior marcatore dei bernesi é il centrocampista Christian Fassnacht, prelevato in estate dal Winterthur, con 2 gol e altrettanti assist. Anche Rapp e Geissmann sono a quota 2 reti.