Fieri come svizzeri dell'impresa del Lugano 1

Impresa storica grazie ai cambi un po’ pazzi del Mago Crüs

Mentre il manipolo di coraggiosi tifosi bianconeri festeggia sugli spalti del Besiktas Park e i social si scatenano definendo “grande impresa” e “storica” la vittoria del Lugano, negli spogliatoi c’è evidentemente incontenibile euforia. Squadra e staff si rendono conto di aver dato vita a un recupero eccezionale, girando completamente la partita nel giro dei dieci minuti finali. 

Puntavamo sul finale

Il tecnico Mattia Croci-Torti e il Lugano vengono elogiati dai giornalisti turchi presenti che in conferenza stampa gli chiedono se si aspettava un risultato del genere e come aveva analizzato gli avversari?

“Avevo massimo rispetto per il Besiktas, una squadra di grandi individualità, però ero anche sicuro che facendo un’ottima fase difensiva negli ultimi trenta minuti potevano fargli male. Tutti i video che avevamo visto delle partite con la Dinamo Kiev o di campionato, mostravano una squadra che si spaccava in due nell’ultima mezzora. Ho detto ai miei ragazzi di rimanere tranquilli che avremmo sicuramente avuto le nostre occasioni.”

Il coraggio come tattica

-Qual è stata la sua tattica vincente?
“La tattica più importante era il coraggio di giocare dal primo minuto in questo stadio mostrando personalità e non buttando mai via il pallone. L’importante era cercare sempre di giocare, era la circostanza chiave del match: cercare di far correre gli avversari il più possibile. Non dovevamo assolutamente far vedere che avevamo paura di questo stadio o del Besiktas. Ma venire qui e provare a giocare dall’inizio. Già nel primo tempo abbiamo creato occasioni che non sono state concretizzate, ma poi nella ripresa dopo il loro raddoppio abbiamo rischiato qualcosa e le cose sono andate bene. Ma la vera tattica era: coraggio di giocare e trovare i compagni tra le linee, situazioni nelle quali .-avevamo costatato- il Besiktas aveva difficoltà.”

Duttilità e bravura

-Mattia di là verità ti senti un po’ un genio con i cambi che hai fatto stasera?

“La verità è che quando fai delle scelte del genere ho pensato o sono il pazzo di Istanbul o divento il mago. E’ andata bene. Sicuramente quando ho visto il cartellino rosso mostrato al loro terzino mi sono detto che dovevo rischiare qualcosa perché ero sicuro che saremmo riusciti a fargli male. Però devo aggiungere che a parte le intuizioni, tutti i giocatori sono stati bravi a interpretare i nuovi ruoli. Bottani centrocampista, Grgic difensore centrale, Cimignani terzino sinistro. Questo ha dimostrato per l’ennesima volta quanto il gruppo ci tenesse a fare bene e quanto ci ha creduto in questa partita”.

Entrati nella storia

-I tifosi del Lugano hanno nel cuore la serata di San Siro del 1994, ma da stasera anche questa vittoria entrerà di diritto nella storia che scrivi una volta ogni venti o trent’anni.

“Sono le prime parole che al rientro negli spogliatoi ho detto a Cao Ortelli. La partita con l’Inter è la più storica perché sappiamo la vicinanza che c’è tra Lugano e Milano. Ma quella di stasera è al cento per cento la partita più pazza della storia bianconera. Noi c’eravamo, teniamocela nel cuore!”

Tutti migliorati

-Più cinicamente, se guardiamo la classifica del girone il Lugano è primo. Adesso hai l’obiettivo di passare veramente il turno come ha chiesto la società a inizio stagione?
“L’importante è aver dimostrato anche qui di potercela giocare già dal primo tempo. Siamo entrati in campo senza paura, con personalità e abbiamo difenso in maniera molto concentrata. Peccato aver subito quel primo gol su una grandissima girata individuale di Aboubakar. Poi il raddoppio con qualche errore. Ma nonostante ciò a metà tempo avevo detto ai ragazzi che stavamo giocando con la giusta personalità e questa era la cosa importante. D’altronde  proprio nella ultime conferenze stampa avevamo sostenuto quanto lo spareggio di Europa League con il Saint-Gilloise ci aveva fatto vedere le cose col bicchiere mezzo vuoto ma al contempo ci aveva insegnato tanto. Sia io sia i giocatori in queste due partite di Conference abbiamo commesso meno errori. Ciò significa che con l’esperienza siamo tutti migliorati e le cose stanno andando bene”.

Appello ai tifosi

– Adesso cosa deve succedere nello spogliatoio, nella tua testa e in quella dei giocatori? Perché ogni volta riuscite a raggiungere una sorta di nuova dimensione, vincete la Coppa svizzera quasi in anticipo sui tempi, disputate due ottimi campionati, conquistate l’Europa e siete primi nel girone dopo due giornate. L’asticella continua ad alzarsi e adesso come dovete comportarvi: cavalcare il tutto o restare tranquilli?
“Dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto finora. Cercare di mantenere i piedi per terra, e non montarci la testa dopo questa vittoria. Nel contempo dobbiamo prendere coscienza che siamo una buona squadra e consapevolezza che gli avversari iniziano a temerci.  Dobbiamo proseguire a prendere partita per partita. Adesso dobbiamo catapultarci a domenica quando c’è in programma  una sfida che ci può veramente portare in alto in classifica e farci vedere queste sette partite in maniera incredibile. Riassumendo: piedi per terra e consapevolezza. Poi è normale che una vittoria come questa generi un entusiasmo clamoroso. Con tutto il cuore spero di vedere per una volta Cornaredo pieno domenica pomeriggio.”

Stanco e commosso

-Se non leggo male il tuo sguardo e le sensazioni sei emozionato, commosso. Da cosa deriva questo stato d’animo è solo il renderti conto della grande vittoria o c’è qualcosa di più?

“Penso che uno stadio del genere metta delle emozioni difficile da spiegare. Non ci sono tanti club come il Besiktas con dei tifosi così calorosi. Stare a bordo campo in questo ambiente è qualcosa di incredibile. la commozione deriva anche da un po’ di stanchezza: per 90 minuti ho cercato di farmi sentire ma è qualcosa di impossibile qui. Ho talmente rispetto per il Besiktas, so che è una squadra con un passato in Champions League e in Europa League e noi sappiamo chi siamo, il Lugano. Riuscire a vincere qui è qualcosa di grande che mi ha commosso”.

 

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