CROCI-TORTI E BOTTANI: MOTIVAZIONI ENORMI

CROCI-TORTI E BOTTANI: MOTIVAZIONI ENORMI

 

Nessuna novità particolare è emersa nella conferenza stampa della vigilia del match tra Celje e Lugano in programma giovedì alle 21 allo stadio Z’dezole. E’ stato confermato che tra i bianconeri ci saranno quattro assenti: Mahou, Vladi, Aliseda e Bislimi. All’incontro con i giornalisti, tenutosi prima dell’allenamento di rifinitura, hanno presenziato il tecnico Mattia Croci-Torti e il capitano Mattia Bottani.

UNA SQUADRA CHE GIOCA A CALCIO

 Cominciamo dalle domande rivolte al mister. Le prime, proposte da un giornalista sloveno, hanno riguardato il Celje. Quali sono i punti di forza di questa squadra e quelli che preoccupano maggiormente lo staff ticinese?
“Penso che quella slovena, oltre a essere una buona squadra, rispetto a tante altre è confrontata a un’idea ben precisa. Vuole giocare a calcio, fa del possesso l’arma principale, cerca di farti uscire per trovare spazi. Rispetta le idee del suo allenatore Riera. Ha diversi nazionali e gente che da del tu al pallone, soprattutto coloro che vengono schierati dietro all’unica punta. Il percorso europeo del Celje, un po’ come il nostro, ha dato consapevolezza alle due squadre. Lo scorso anno hanno dominato il campionato vinto con più di 30 punti di vantaggio, in questa stagione -complici gli impegni europei- hanno fatto fatica e non riescono a raggiungere gli stessi risultati.”

ATTENTI AL COLLETTIVO

-Cè qualche giocatore in particolare che avete studiato e al quale dedicherete maggior attenzione?
“Ci sono due o tre elementi che mi piacciono ma non è il caso di parlare di singoli. Tu sai benissimo che questa squadra fa diverse rotazioni, dal portiere in su (uno gioca in campionato e l’altro in Conference). Stesso discorso per i difensori e per gli altri. nelle ultime cinque partite la formazione è sempre cambiata. Più che parlare di individualità è giusto sottolineare l’idea di gioco che hanno, molto interessante, Dovremo stare attenti. Chi segue il calcio europeo avrà visto il gol che il Celje ha realizzato contro il Betis Siviglia dopo ben 32 passaggi. E’ una delle reti iconiche di questa edizione.”

ATTACCHERANNO MA CON GIUDIZIO

-Dal punto di vista tattico vi aspettate un avversario aggressivo e attendista?

“Ho seguito i match casalinghi e ritengo che non sia una squadra che aspetta e non lo farà nemmeno domani. Vogliono imporre il proprio gioco ma come abbiamo detto e come succede a noi a Lugano, avranno la giusta pazienza per poterci fare male. Non credo che sia un complesso frenetico che  voglia lasciare spazi per le nostre ripartenze”.

REMARE TUTTI ASSIEME

-Nelle ultime due partite nel Lugano hanno giocato diversi elementi che non possiamo definire dei titolatissimi con i risultati e le prestazioni che abbiamo visto. In questi momenti come fa l’allenatore a far passare un messaggio positivo e a far credere a chi non è stato in grado di vincere a Bienne e di reagire contro lo Zurigo che può fare bene?

“La risposta migliore è che la partita di domani è una grandissima opportunità per ripartire tutti quanti. Non c’è distinzione tra chi ha giocato di più o di meno. Siamo partiti a metà luglio con 11 che giocavano in una competizione e 11 nell’altra. Non abbiamo mai smesso e continuiamo a dare fiducia a tutti, questo fa parte del nostro lavoro. Ho ascoltato proprio ieri un’intervista di Markus Babbel che parlando del momento del Lugano sosteneva che è l’unica squadra svizzera rimasta in Europa e che se riuscisse a passare il turno potrebbe ricevere una spinta ulteriore per ricrederci in campionato, cosa che  tra l’altro non abbiamo mai smesso di fare. Bisogna viverla come una grandissima opportunità, siamo convinti di poter battere il Celje nonostante nutriamo per loro un grande rispetto. Dobbiamo stare tutti sulla stessa barca e remare tutti insieme; tutti -giocatori e staff- devono assumersi ancora maggiori responsabilità per  uscire da questo momento di mancanza di risultati”.

30 ANNI DOPO L’INTER

-Questa partita può segnare un’altra tappa storica: l’ultima volta che il Lugano ha estromesso un avversario in un doppio confronto che non fosse ai preliminari,  fu nel 1995 contro l’Inter. Vivete questo appuntamento come possibilità di scrivere una pagina di storia o come possibilità di svolta in questa stagione?

“Non la vivo in nessuno dei due modi. La sento come una partita che va vinta assolutamente e non cerco di guardare  a cosa fecero i nostri predecessori. Fu una cosa clamorosa, ero bambino e venni a Cornaredo quando Carrasco fece gol alla “mia” squadra. Oggi viviamo  questa come un’opportunità, desideriamo andare avanti in Europa . Sono un allenatore convinto che sa che è un match che dura 180 minuti e che qua in Slovenia non sarà una passeggiata. Anzi sarà un confronto difficile. Cerco di inculcare ai ragazzi la necessità che domani diano più del 100 per cento perché ho letto che ci sarà moltissimo pubblico che il tecnico di casa ha invitato a essere il dodicesimo uomo. Dovremo essere pronti a combattere ed sapere che ce la possiamo fare com’è successo tante volte quest’anno”.

PIU’ CARICO DEL SOLITO

-Sul piano personale sei sempre stato una figura aggreditrice che fa l’unanimità tra i tifosi e la piazza (a Rabadan c’era gente vestita da Mattia Croci-Torti). Il momento delicato potrebbe far sì che una parte dei sostenitori inizi a dubitare di te e del tuo lavoro?

“Da quando alleno il Lugano è la sesta o settima volta che perdiamo tre partite di fila. Quindi è già successo soprattutto il primo anno o nel secondo con la crisi iniziale. Non siamo mai usciti sconfitti per quattro partite di seguito e spero veramente che sia il caso anche stavolta. Ma sono situazioni che fanno parte del gioco e che mi forgiano il carattere e mi rendono un allenatore migliore. Ho tanta forza e tanta voglia domani di far bene. Difficilmente ho avuto i pensieri ai quali hai accennato nella tua domanda, anzi sono forse ancora più carico del solito e devo rimanere un po’ più tranquillo già nell’allenamento di oggi per cercare di dare ai miei giocatori quella carica giusta. In una partita come quella di domani c’è sì bisogno dell’allenatore ma ci sono motivazioni che da sole bastano: per i ragazzi avere la possibilità di arrivare ai quarti di Conference è qualcosa di pazzesco. A livello individuale poter andare avanti in Europa per i giovani significa avere palcoscenici ulteriori o essere l’ennesimo coronamento di una carriera che, vedi il caso di Bottani con tutti gli infortuni che ha avuto, se è ancora qui è perché ha un carattere clamoroso. Se un tecnico perde sei partite di fila è giusto che sia messo in discussione però mentalmente faccio un po’ fatica ad abbattermi, anzi queste situazioni mi piacciono.”

BOTTANI: GRANDE OPPORTUNITA’

-A Mattia Bottani è stato ricordato il momento delicato e difficile. Questa partita è un fastidio nel senso che sarebbe stato meglio recuperare gli infortunati e lavorare con calma in campionato, o è un’opportunità per provare a invertire la tendenza?

“Secondo me è un’opportunità. Per il Lugano disputare l’ottavo di finale di una coppa europea è un evento storico. Penso che questo rappresenti una motivazione enorme per noi giocatori. Arriva dopo una settimana complicata però penso che nella testa di ognuno di noi ci sia la voglia di riscatto e di fare bene. Ripeto: è una grossa opportunità e alla luce degli infortuni chi scenderà in campo avrà chance di fare bene, una partita che va presa con positività.”

CRESCIUTI COME SQUADRA E CLUB

-A proposito di evento storico dieci anni or sono, giorno più o giorno meno, tu (viste alcune assenze) avevi indossato per lacrima volta la fascia di capitano contro il Wil. Quell’anno in cui eravate stati promossi in Super League e tu eri diventato capitano avresti potuto immaginare che dieci anni dopo avresti calcato questi palcoscenici a ancora più importanti?

“Quando avevo iniziato a giocare a Lugano non avrei immaginato  un percorso simile.  Conosciamo tutti le difficoltà da cui siamo arrivati. L’anno della promozione è stato particolare e immaginare di arrivare a giocarci l’ottavo di finale in Europa era impensabile. Con gli anni abbiamo sempre fatto bene, anche prima dell’arrivo della nuova società, che sta portando il Lugano ad altissimi livelli avevo ottenuto buoni risultati. Non è una sorpresa: siamo cresciuti come squadra e come club. Quindi è un piccolo sogno che si avvera ma non è poi una così grande sorpresa.”

MIGLIORARE NEGLI ULTIMI METRI

-Sei il capocannoniere in Conference assieme a Belhadj con due reti. Nelle ultime tre gare non sono arrivati gol: senti di doverti assumere questa responsabilità anche se il tuo compito principale non è realizzare gol?

“E’ una cosa che avverto, provo e riprovo ogni partita. Cerco di dare una spinta offensiva e di fare gol anche se questa non è mai stata la mia migliore qualità, ne ho tante altre. Ma devo assumermi anch’io molto di più le mie responsabilità rispetto a quanto si è visto contro lo Zurigo. Non solo io ma anche gli altri giocatori offensivi dobbiamo migliorare nelle decisioni finali, nell’uno contro uno, assumerci le responsabilità. Negli ultimi metri la differenza la fa la giocata individuale ed è una cosa che voglio fare domani.”

APPUNTAMENTO CON LA STORIA

-Dopo la partita contro lo Zurigo Cao Ortelli, vice del mister, ha detto che è un  momento delicato anche perché nel girone di ritorno forse non avevate mai perso tre partite, pur se una era di coppa. Avverti la delicatezza del frangente?
“E’ delicato sicuramente. Sono tre sconfitte che fanno male poi noi chiaramente noi andiamo ad analizzare ognuna delle prestazioni. La sconfitta a Berna è arrivata alla fine e non è stata meritata in quando avevamo giocato bene. Con lo Zurigo avevamo ripreso dopo il loro gol. A livello di  risultati quindi è un momento delicato ma la squadra ha sempre dimostrato di esserci. E da lì bisogna ripartite e la sfida con Celje è una grande opportunità per tutti di rilanciarci in una partita nella quale non ti servono motivazioni esterne. E’ un appuntamento con la storia”.

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