Il Lugano ha svolto mercoledì mattina a Cadro l’allenamento di rifinitura in vista della partita di giovedì sera (20.30) a Ginevra valida per il terzo turno del Championship Group. Dopo il pranzo in comune alle 14 la squadra è salita sul pullman per raggiungere la città di Calvino.
STEFFEN E MAI INFORTUNATI
Non parteciperanno alla trasferta, oltre Mahmoud Belhadj infortunato di lungo corso, Amir Saipi (che dopo il dolore alla spalla che gli ha impedito di affrontare il Basilea, è stato colpito da un attacco influenzale), Renato Steffen (problema all’adduttore sinistro) e Lukas Mai (colpo all’anca).
VITTORIA CERCASI
Prima della partenza il tecnico Mattia Croci-Torti ha incontrato i giornalisti. La prima domanda ha riguardato le eventuali scorie psicologiche dopo il traumatico secondo tempo del match contro Shaqiri e co. Come si interviene in questi casi sulla testa dei giocatori?
“E’ semplice, si mostrano gli errori commessi ma anche le cose positive che abbiamo fatto. Visti i risultati di domenica siamo ancora in corsa per un piazzamento europeo, dunque dobbiamo subito fare clic per cercare di andare a vincere la partita di Ginevra. Alla fine della stagione manca poco, abbiamo tre impegni in dieci giorni e c’è poco tempo per pensare. Dobbiamo solo lavorare e mettere in campo tutte le risorse e le energie che abbiamo per cercare di conquistare il maggior numero di punti possibili. A Ginevra è qualche anno che non riusciamo a fare quello che desideriamo, ai tempi il Servette era uno dei nostri avversari preferiti ma ultimamente ci fa soffrire. Speriamo di essere in grado domani di cambiare il trend e di ottenere una vittoria di spessore”.
MANTENERE EQUILIBRIO
-Domanda che può sembrare brutale ma che è molto diretta. Hai la sensazione di riuscire ancora a tirar fuori il massimo da questo gruppo e ti senti un po’ impotente?
“Penso di essere ancora in grado di cavare il massimo, è una sensazione che ho anche guardando le ultime due partite e l’attitudine giusta con la quale la squadra è entrata in campo. Poi lo so che è difficile fare passare il messaggio che nella vita ci possono anche essere momenti nei quali le cose non vanno come vorremmo. Però è sempre troppo facile accampare scuse e mollare, io non faccio questo, sono sempre diretto e sincero con i ragazzi. Analizzo le cose in maniera chiara, abbiamo feedback a volte costruttivi altre meno, però non dobbiamo mai e poi mai dimenticare la parola che cito sempre e cioè equilibrio.”
SEMPRE FATTO BENE IN DIECI
“Quest’anno ad esempio le uniche volte che siamo rimasti in dieci abbiamo fatto qualcosa di clamoroso noi. Penso al Partizan Belgrado, se Belhadj non avesse segnato nei trenta minuti in cui eravamo in inferiorità numerica, non avremmo fatto tutto quel cammino europeo. Lo stesso dicasi nel ritorno col Celje quando in dieci siamo ancora andati a fare qualcosa di pazzesco. Per contro le due volte in cui è toccato a noi giocare con l’uomo in più -a Ginevra e sabato col Basilea- abbiamo sbagliato. Sono dinamiche di controllo che non sono andate come volevamo. Poi è chiaro che ci sono momenti nei quali le cose non vanno come io e la squadra desidereremmo. Sono come le relazioni che tutti abbiamo al di fuori dell’ambito sportivo, dobbiamo essere in grado di capire perché non funzionano e non adagiarsi. Va trovata una soluzione, a volte soft altre con la forza, ed è quello che devo sempre cercare di fare”.
ANCORA UN OBIETTIVO IMPPORTANTE
-Non é che questo gruppo ti ha dato il massimo che potesse dare e adesso hai bisogno non dico di una rivoluzione ma di cambiamenti sostanziali?
“In un’intervista qualche settimana fa ho già affermato che comunque l’anno prossimo tante dinamiche cambieranno. Ma questo succede spesso alla fine del campionato. Ci sono giocatori a cui scade il contratto e che hanno altri pensieri momentanei. Ma a noi questo adesso non riguarda: é mio compito cercare di motivare maggiormente tutti i componenti della rosa perché abbiamo ancora un obiettivo importante.”
A BASILEA SVANITO UN SOGNO
“Il nostro tracollo mentale è arrivato a Basilea, quella partita ci ha fatto male perché ci ha tolto un sogno, lì abbiamo perso qualcosina a livello motivazionale. Quando devi cambiare obiettivi in corsa il tecnico deve essere ancora più bravo a cercare di motivare tutti per far capire che, nonostante adesso abbiamo due trasferte difficili e poi l’YB in casa, dobbiamo dare tutto già domani sera contro un avversario che forse ha ancora maggiori problemi mentali di noi. Non è sempre scontato riuscire a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi anni, arrivare secondi o terzi, ma abbiamo ancora le possibilità di riuscirci e quindi ci proviamo”.
TOLTO CERTEZZE ALLA SQUADRA
-Dopo la partita di sabato col Basilea ti sei assunto in toto le responsabilità, poi alla “Domenica sportiva” Saipi ti ha un po’ sconfessato dicendo che gli errori li avevano commessi i giocatori in campo. In base a cosa l’allenatore sceglie il tipo di dialettica da usare, non sarebbe più utile mettere il gruppo di fronte alle sue responsabilità di modo che abbia un certo tipo di reazione? Con quello che hai detto nel dopo partita il giocatore potrebbe sentirsi tutelato e magari non fa il passo avanti che ci si aspetta…
“Sono uno che studia tantissimo, guardo 1250 partite e so perfettamente cosa fanno le squadre che marcano a uomo quando rimangono in dieci. Noi abbiamo deciso di giocare con un elemento in più a metà campo e adottare nel secondo tempo il sistema che quest’anno ci aveva dato le maggiori soddisfazioni. Col 4-2-3-1 ho però tolto certezze alla squadra con la palla. So che gli errori difensivi che abbiamo commesso non sono stati colpa di una mia scelta, ma ho la consapevolezza di aver tolto alla squadra la tranquillità con la palla mostrata nel primo tempo. Sabato sera non sono venuto in conferenza stampa a parlare di errori grossolani miei per quel che riguarda l’aspetto difensivo, alla fine c’era da cambiare una marcatura visto che Shaqiri è andato a giocare in una posizione più avanzata. Ma il mio rammarico è aver messo in difficoltà i ragazzi rispetto alla forza che avevano trovato a Lucerna e nel primo tempo a Basilea. A volte l’allenatore deve avere i sentimenti e la prudenza che mi ha accompagnato nelle ultime settimane si è trasformata forse in eccessivo coraggio perché volevo andare a vincere la partita cercando di fare una cosa che sono convinto sia nelle nostre corde, ma in quel momento ho destabilizzato la squadra con la palla. E’ quello che mi è dispiaciuto perché prima dei loro tre gol abbiamo sempre perso il pallone: insomma ho tolto fiducia e zona di confort ai miei giocatori. Quando si fa un errore del genere è anche giusto venire qui a dirlo. Non ho paura delle critiche, è quattro anni che faccio questo mestiere ho preso tanti complimenti e qualche critica, bisogna essere in grado di capire il sentore che ha la squadra per una scelta che ho fatto per conquistare i tre punti. Poi che ci siano stati anche errori difensivi sui quali lo staff non ha colpe è evidente ma come dico sempre le squadre forti sono quelle che correggono gli errori e non l’abbiamo fatto”.
DA NOI SOLO GENTE CHE HA FAME
-Il campionato non è ancora terminato ma hai già parlato con la società e hai chiesto qualche cambiamento, per sostituire i partenti o qualcuno che mentalmente non ha retto come ti saresti aspettato?
“Non è un problema di chi ha retto o meno. Il calcio, come altri sport, è fatto di contratti annuali, biennali o triennali. E quando questi giungono a scadenza è normale che la gente inizi a pensare al proprio futuro, ad avere meno certezze e ad avere timore di infortunarsi. Sono dinamiche che capitano all’FC Lugano ma anche a tantissime società molto più blasonate in qualsiasi parte del mondo. Sono le conseguenze della “Legge Bosman” e dobbiamo essere bravi a rimettere dentro gente col fuoco sacro. Io e Sebastian Pelzer non ne discutiamo da ieri ma da quattro mesi, da quando è arrivato. Una piazza come Lugano, che non ha 40 mila spettatori a partita come Basilea o Berna, ha bisogno di gente che venga qua come su un ponte per costruire qualcosa di bello nella carriera. Però non deve essere solo un punto di passaggio: chi viene deve aver fame di giocare ed essere contento di far parte di questa squadra. Negli ultimi anni abbiamo ricevuto tanti no da gente che non trovava sufficienti motivazioni e noi abbiamo bisogno invece di persone convinte ed è con queste che andremo a parlare ancora nei prossimi giorni”.
QUALCUNO E’ ARRIVATO SCARICO
-Mi riallaccio a questa domanda. Quelli in scadenza sono elementi che, per vari motivi e nessuno si offenda, sono un po’ marginali. Hai la sensazione per contro che i leader ancora sotto contratto siano sufficiente motivati per continuare a dare il meglio di se a Lugano?
“Ne sono abbastanza convinto come sono certo che non sia sempre così evidente arrivare alla fine di una stagione come questa senza essere un po’ scarichi. Anche loro adesso hanno bisogno di tirare il fiato, però c’è da fare l’ultimo sforzo. Sono comunque consapevole che chi rimarrà avrà voglia di raggiungere qualcosa di speciale pure l’anno prossimo visto che ci siamo andati vicini anche in questa stagione. Avranno desiderio di fare quello steep successivo che quest’anno -e bisogna essere onesti- non siamo riusciti a fare. “
TRAVOLTI IN 5′ DA UN URAGANO
-A proposito della partita contro il Servette e delle sfide seguenti con Losanna e YB. Il match di sabato col Basilea ha mostrato che la tua squadra in questo momento non ha la fiducia e la forza di qualche mese fa. Questo rispetto alle prossime gare ti fa pensare a qualche accorgimento, tipo limitare i rischi per portare a casa il massimo, magari andando contro la tua filosofia di gioco?
“Non si tratta di non chiedere troppo ai ragazzi ma di chiedere qualcosa di diverso come abbiamo fatto a Lucerna e nel primo tempo a Basilea. Poi sabato, dopo l’espulsione, qualcosa si doveva decidere: tra coraggio e prudenza ho optato per il primo. Ma alla fine in un tempo di gioco effettivo di 4’37” abbiamo subito tre gol dallo stesso giocatore in tre circostanze diverse. Penso che una situazione del genere sia eccezionale e che sia difficile da spiegare e da reagire. E’ successo qualcosa che succede raramente e dunque non è tanto questione di prudenza, fiducia o forza: abbiamo preso una sberla, uno choc, è arrivato un uragano che in cinque minuti ci ha travolto. Shaqiri ha avuto questa opportunità perché noi non siamo riusciti a gestire la palla come avevamo fatto nel primo tempo e come sappiamo fare. In quel momento abbiamo dato il pallone tre volte alla persona sbagliata in un flow che abbiamo avuto parecchie volte in stagione e nel quale non siamo certamente adesso. Nelle ultime tre partite quello che conta è il risultato, dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo più il flow positivo, con qualche giocatore non al 100 per cento ed è giusto adattarsi e giocare in una maniera diversa per poter conquistare punti”.
CONTO SULL’ESPERIENZA DI OSIGWE
-Faccio due nomi; Osigwe e Steffen. Quest’ultimo mancherà a Ginevra ma anche nel 2025 è spesso mancato in campo, come ti spieghi il suo calo? Quanto a Osigwe dopo i cinque gol subiti ti preoccupa psicologicamente che debba ancora essere schierato vista l’influenza che ha colpito Saipi?
“Parliamo prima del portiere. Sebastian ha una determinata esperienza ma scendere in campo solo l’ultima settimana della stagione non è semplice. L’anno scorso aveva difeso in molte partite la porta della U21 e aveva del ritmo, quest’anno non ce l’ha. Dunque dobbiamo accettare anche qualche eventuale errore. Nell’ultima partita e mezzo che ha giocato l’unico appunto potrebbe riguardare l’opportunità di giocare quella palla a Zanotti, sono scelte dovute a voglia di reagire e di riprendere subito il risultato. Per il resto possiamo parlare di due prestazioni “pulite” da parte di Osigwe. Sono convinto che con la sua esperienza ci possa dare una mano nelle prossime due partite. Con lui e Pseftis abbiamo due portieri dei quali ci possiamo assolutamente fidare. “
LA GESTIONE DI STEFFEN
“Su Steffen dobbiamo riuscire a fare un’analisi interna col giocatore. Siamo riusciti ad averlo poche volte con la brillantezza alla quale ci aveva abituati. Ha avuto un infortunio dopo la prima partita di campionato e col Basilea ha accusato un altro risentimento. Secondo me non è riuscito ad essere quello che voleva anche lui, é un giocatore che deve stare bene al 100 per cento, ha una determinata età. L’anno prossimo dobbiamo cercare assieme come poterlo fare arrivare sempre al massimo. Ho sbagliato io a schierarlo troppo spesso? Può darsi. Non sono riuscito a farlo arrivare sempre brillante? Può darsi. Lui avrebbe potuto fare qualcosa di più? Può darsi. Di sicuro è un giocatore che non vuole mai mollare, questo bisogna riconoscerlo, è la sua forza che lo ha portato a giocare diversi anni in Bundesliga e a vestire una quarantina di volte la maglia rossocrociata. A livello caratteriale non sarà facile fargli capire che in futuro dovrà gestirsi meglio, è uno che vuole sempre aiutare la squadra. La relazione col giocatore è molto onesta e sincera da tre anni a questa parte, quando bisogna dirci qualcosa in faccia lo faccia o sempre.”
DINAMICHE DI FINE STAGIONE
-Sulla dinamiche di fine stagione dei giocatori in partenza eccetera è qualcosa che percepisci quest’anno in modo più forte, c’è una fragilità e tensione maggiori rispetto al passato?
“Non penso di sbagliarmi nel dire che l’anno scorso a questo punto della stagione la situazione era peggiore. C’era da gestire la vicenda Sabbatini, l’anno prima c’era Daprelà e prima ancora le partenze di Maric, Custodio e Lavanchy. Sono dinamiche con le quali siamo confrontati tutti gli anni e non c’è mai un finale di stagione più facile di altri perché tutti i giocatori hanno un peso differente nell’economia della squadra. Sono situazioni normali che un allenatore deve essere in grado di gestire e poi c’è una cosa scontata: quando le cose vanno bene è più facile gestire tutto di quanto i risultati non arrivano. Ma siamo qui per affrontare le difficoltà. A volte bisogna cercare di essere ancora più onesti e trasparenti, pur sapendo che questi momenti sono inevitabili. “
LA SQUADRA PRIMA DI TUTTO
“Bisogna trovare la maniera di far sì che ci si concentri sugli obiettivi collettivi e non su quelli individuali. Alla fine penso che il principale compito mio e dei vari Cereda e Gianinazzi (per citare tre allenatori ticinesi) sia quello di trasformare gli obiettivi del singolo in obiettivi della squadra. Il giocatore pensa sempre per se, al suo futuro, come e dove vorrebbe giocare la domenica, tocca a me ricordare loro che abbiamo obiettivi collettivi che verranno sempre prima nella testa dell’allenatpore e della società di quelli individuali”.
DOBBIAMO FARE IL NOSTRO
-A proposito di obiettivi collettivi non tutto in questo finale di stagione dipende da voi. Avete avuto la sfortuna di affrontare il Basilea quando si giocava il campionato e adesso, a titolo vinto, la squadra renana potrebbe avere meno stimoli nelle ultime tre partite contro avversari con i quali voi vi giocate le posizione europee. Che ne pensi?
“Che ci siamo messi noi in questa situazione. Abbiamo perso col Basilea e li abbiamo fatti diventare campioni con una giornata di anticipo e quindi dobbiamo accettare la situazione e fare il nostro sui campi dove andremo a giocare. Ieri tutti in Svizzera hanno visto lo Zurigo scendere in campo nel primo tempo contro il Winterthur senza nessun titolare, poi nella ripresa ha cambiato le carte e ha stravolto la partita. I primi 45′ al Letzigrund sono stati imbarazzanti a livello sportivo. Poi lo Zurigo ha fatto la cosa giusta e si è giocato la partita sino alla fine dimostrando serietà e non agevolando l’eventuale retrocessione della squadra concittadina (il GC) in Challenge League”.