Buon pareggio (1-1) del Lugano a San Gallo

“Contiamo sul sostegno del pubblico”

La sei giorni di fuoco del Lugano, iniziatasi domenica a San Gallo, proseguirà mercoledì (20.30) con l’attesa sfida con l’YB a Cornaredo e terminerà sabato 22 ottobre con la trasferta di Lucerna. Ovvio che l’attenzione e le attese siano rivolte innanzitutto  al match con i bernesi. L’allenamento di rifinitura si è svolto martedì pomeriggio. In precedenza  Mattia Croci-Torti ha incontrato i giornalisti. Non saranno a disposizione Arigoni (squalificato), Aliseda e Facchinetti (infortunati).

Cancellare la sconfitta di settembre

-Circa un anno fa con lo Young Boys in Coppa svizzera, in un Cornaredo pieno di gente, nasceva qualcosa, è stata un po’ la miccia di una stagione eccezionale e non solo in Coppa. Da quel match infatti vinceste cinque o sei partite di fila. Quest’anno forse il momento è già arrivato perché da alcune partite state facendo bene. Ma percepisci in questa sfida con l’YB, al di là della caratura dell’avversario, qualcosa di importante che possa rappresentare una chiave ulteriore per decollare definitivamente?

“In settembre a Berna in campionato abbiamo disputato una brutta partita. Da lì siamo riusciti a fare quattro risultati positivi: tre vittorie e un pareggio. Però quella partita è sempre nei miei pensieri e deve essere nei ricordi di tutti i giocatori in vista del match di domani. L’ho ribadito ieri tranquillamente ai ragazzi: dobbiamo ripartire da lì, ci hanno massacrato per 90′, non siamo mai stati squadra e domani possiamo vedere se siamo un gruppo in grado di competere con loro, io ne sono estremamente convinto. Quella era stata una giornata storta e nel calcio queste cose possono capitare ma non devono ripetersi. Partendo dalla frustrazione che abbiamo sentito quel giorno al fischio finale dobbiamo disputare una partita gagliarda, piena di orgoglio e di voglia di mostrare a loro che non siamo quelli di settembre ma una squadra totalmente diversa, in grado di metterli in difficoltà qui in casa”.

-Hai accennato alla partita di Berna che è stata la vostra peggiore in questo campionato. Sono passate sei settimane ma tutto sommato poche partite di Super League e domani riaffronti lo stesso avversario ma in una condizione completamente diversa. Cosa è cambiato nel frattempo anche magari da parte tua o quella è stata semplicemente una giornata storta e adesso raccogli i frutti di un percorso partito prima?

“Eravamo arrivati al Wankdorf dopo la vittoria di Zurigo e prima di Basilea, pur se non eravamo riusciti a battere il San Gallo: eravamo comunque abbastanza euforici. Ma abbiamo interpretato il match in maniera sbagliata proprio dal primo minuto, tantissime cose non hanno funzionato, non siamo mai riusciti a reagire. Non dimentico che tante volte su quel terreno sintetico abbiamo fatto fatica, specie nei primi minuti. E’ per questo che non vediamo l’ora di giocare domani. Mi sono alzato stamattina con la convinzione che fosse già il giorno della partita, ero abbastanza gasato ed è quello che dovranno essere i miei giocatori domani. Dobbiamo avere voglia di rifarci, non è una questione di noi contro di loro ma l’altra volta ci siamo rimasti tutti male e dobbiamo far vedere che vogliamo uscire a testa alta. Non so quale sarà il risultato ma dobbiamo uscire dal campo a testa alta che è quello che non abbiamo fatto l’altra volta”.

Tifo fin dall’inizio

-Anche rispetto al rapporto con il pubblico penso che la partita di domani possa fungere da ulteriore stimolo visto che pian pianino si vede che la gente sta tornando allo stadio.

“E’ il mio augurio vedere domani sera un Cornaredo pieno. So che non è facile ma in queste occasioni i miei ragazzi se lo meriterebbero più di altre volte. Venivano da un momento difficile, non era semplice non vincere mai in casa e sono riusciti a reagire con due belle affermazioni contro avversari come il Servette (che era primo in classifica) e il Basilea (che è sempre una grande squadra). I miei giocatori hanno poi dato seguito a queste vittorie con una bellissima prestazione sabato a San Gallo: sono stato molto contento e l’ho dichiarato a fine partita sia alla stampa sia nello spogliatoio che i ragazzi hanno giocato come  desideriamo vederli giocare sempre, con una marea di coraggio e con tanta intraprendenza. E’ stata questa la cosa positiva, come il fatto di aver reagito al gol iniziale subito. Riuscire a rimontare in un campo come quello di San Gallo non è mai facile con i 17’000 che spingono tanto la squadra di casa: è quello che ci piacerebbe tanto vedere a noi domani sera. Tanta gente che possa sostenere e aiutare la squadra non solo nei momenti di difficoltà ma sin dall’inizio, perché penso che i giocatori se lo meritino”.

Panchina numero 50

-Spulciavo un po’ le statistiche e quella di domani sarà la tua cinquantesima panchina da allenatore-capo del Lugano, sarebbero 52 con i due interim. Che peso e valore dai a questa circostanza, guardando indietro non è che siano poi così tanti qui gli allenatori arrivati a quota 50?

“In questo momento faccio un po’ fatica a guardare indietro. E’ un momento della mia vita lavorativa nel quale mi piace guardare avanti per vedere i progressi che stiamo facendo e per vedere dove vogliamo arrivare. Le mie discussioni sono quasi sempre sul presente e sul futuro e faccio fatica ad andare indietro a vedere quello che abbiamo fatto. Mi piacerebbe arrivare almeno a 100 panchine nella storia del Lugano, visto che in carriera da giocatore mi sono fermato a 99. Spero dunque che ci siano altre 50 di queste partite, con tanti bei momenti e anche con momenti difficili. ma cerchiamo di stare sul pezzo e portare ulteriori soddisfazioni alla gente che finora mi ha sempre sostenuto”.

-A proposito delle 50 panchine, all’inizio probabilmente la mettevi sull’euforia, sei noto come motivatore. In Coppa immagino che il percorso sia stato giocato anche sul fattore emotivo e mentale. Nel corso della tua militanza alla guida del Lugano hai cambiato il modo di comunicare con la squadra o il Crüs rimane il Cross?

“Il calcio è un gioco ricco di emozioni sulle quali “giocare”. Poi ci sono tanti aspetti tecnici, tattici e fisici in cui non possiamo permetterci di sbagliare se vogliamo essere migliori degli avversari. Dunque, a parte gli aspetti motivazionali, dobbiamo sempre riuscire a capire come mettere in difficoltà l’avversario di turno perché giochiamo sì quattro volte contro la stessa squadra ma ogni partita le dinamiche cambiano e bisogna sempre stare attenti. Penso che, più che essere cresciuto, è cresciuto dentro di me un aspetto che non avevo 50 partite fa e cioè l’esperienza di poter gestire certi momenti. A volte commetto ancora degli errori però cerco sempre di abbassare il margine; alla fine, quando si fanno analisi, ci sono sempre cose che avrei potuto fare meglio. Queste partite mi hanno aiutato e spero che mi aiuteranno anche le prossime a migliorare sotto questo aspetto. L’esperienza evidentemente non si compra al supermercato, arriva con il tempo e mi sta aiutando a gestire certi momenti.”

Occhio ai minuti finali

-Ti piace guardare avanti ma è vero che quando ti giri e osservi la panchina spesso ultimamente sei riuscito a girare le partite. Il Lugano ha segnato tre volte nei minuti di recupero. Ma domani arriva l’YB che proprio nei secondi tempi spesso ha fatto la differenza. Ho guardato l’ultimo quarto d’ora degli ex campioni svizzeri: hanno segnato 7 volte senza subire gol. Tu però sei allenatore capace di tenere sulla corda la squadra e fare in modo che i ragazzi sappiano che le partite durano 95, 96 a volte 97 minuti.

“Tante volte nei finali di partita saltano tutti gli schemi e le cose che succedono in quei minuti succedono per diversi aspetti. Uno è il mentale: l’YB per tanti anni è stata una squadra che sapeva che poteva ammazzare gli avversari sino alla fine perché aveva la miglior panchina in assoluto. Se anche solo guardiamo chi era seduto in panchina l’ultima volta che li abbiamo affrontati (i vari Itten e Imeri) fa un certo effetto se si pensa all’impatto che hanno questi elementi sulle partite. In secondo luogo quando gli schemi saltano le partite vengono spesso risolte sulle palle ferme e in questo esercizio lo Young Boys è una squadra dominante, piena di giocatori sopra l’1.90: se guardiamo Nsame, Itten, Zesiger, Camara e altri sono elementi che non possiamo marcare. Quindi tante volte nel finale cercano i colpi di testa, sotto questi aspetti loro sono ancora la squadra migliore in Svizzera ed è lì che noi cercheremo di migliorare: Si è visto nell’ultima partita che con Hajdari, Mai e Arigoni in campo per la prima volta avevamo dei centimetri e le palle alte in area di rigore le abbiamo sempre prese noi. E’ anche in quella  direzione che va il calcio moderno e stiamo studiando altre soluzioni per raggiungere un po’ il loro livello”.

Possibili rotazioni

-Hai citato la fisicità dell’YB e questo sembra un motivo in più  per mantenere l’ossatura di San Gallo che ha funzionato molto bene con Bislimi davanti a Sabbatini e Doumbia?

“Bislimi è un ragazzo che ha fatto molto bene e di cui sono veramente contento. Sta giocando perché dal primo giorno che è arrivato a Lugano ha lavorato sodo, a testa bassa, non ha mai mollato. Si sta prendendo adesso quello che si è meritato in allenamento però domani è una partita che lo può vedere protagonista ma anche no. Per il semplice fatto che  giochiamo tre match in sei giorni e abbiamo bisogno di tutta la rosa. Sicuramente farò qualche rotazione: non sono ancora sicuro al cento per cento della squadra che manderò in campo. Per affrontare un complesso come l’YB abbiamo bisogno di gente fresca, vediamo dall’allenamento odierno come stanno i ragazzi perché la sfida di San Gallo è stata  molto dispendiosa e la fortuna di avere una rosa come la nostra ti permette di fare delle rotazioni senza perdere gli equilibri che stiamo raggiungendo”.

-Rotazioni che potrebbero coinvolgere anche il reparto difensivo dove si sono visti Hajdari e Mai in grande crescita ma adesso Ziegler e Daprelà sono tornati disponibili?

“Reto e Fabio sono tornati a disposizione. L’assenza per squalifica di Arigoni ci costringerà a cambiare per forza. Oggi mi sono preso un po’ di tempo in vista dell’ultimo allenamento. Devo vedere come i ragazzi hanno recuperato da domenica scorsa e pensando che sabato a Lucerna ci aspetta un’altra bella sfida. Dobbiamo riuscire a gestire bene le forze dei giocatori”.

Subentranti decisivi

 -Domenica a San Gallo si è avuta la conferma che adesso, quando ti giri verso la panchina, hai una certa qualità a disposizione. E’ anche questa una chiave di lettura del periodo positivo che state vivendo?

“Dalla partita di Basilea, dove abbiamo trovato i gol vincenti con Babic e Belhadj, per passare a quella di Zurigo quando era andato in rete Amoura e tutte le altre nelle quali la panchina aveva dato risposte importanti. D’estate era sempre stato un tema di discussione tra me e la società la necessità di avere maggiori alternative davanti perché nel calcio di oggi, con le cinque sostituzioni, se riesci a portare questa energia dalla panchina hai più possibilità di capovolgere l’esito di una partita. Al momento ci sta andando bene perché chi entra lo fa con la testa giusta e ritengo che questa sia la cosa che mi rende più felice”.

-Il fatto che i subentranti stiano facendo bene ti mette un po’ in difficoltà: hai un undici titolare di base o in questo momento, visto che tutti stanno muovendosi bene, ti permetti di ruotare senza problemi?

“Penso che in queste 50 partite si sia visto che non ho mai un undici titolare di base. Guardo, osservo e decido. Lukas Mai ad esempio è partito titolare poi è rimasto fuori, non mi era piaciuto come stava giocando e ora si è ripreso alla grande,. Mahou a sua volta ha lasciato il posto ad Haile-Selassie e adesso l’ha ripreso. Bislimi non è partito titolare poi si è guadagnato il posto. E’ il campo che parla. Poi lasciare qualcuno in panchina fa sempre male, c’è gente che meriterebbe di giocare e a volte dispiace non poterla schierare dall’inizio. E’ la parte brutta del mio lavoro, la gente che è subentrata domenica dovrebbe partire tutta titolare per l’attitudine che ci hanno messo. Ma giochiamo in undici e purtroppo per loro dovrò fare delle scelte. L’importante è che come sempre i ragazzi capiscono che non sono scelte contro qualcuno ma per il bene della squadra.”

-Amoura finora non è mai partito titolare: c’è un motivo, preferisci inserirlo nel finale?

“Anche lui è uno dei ragazzi che mi dispiace non far parte titolare. Secondo me ha sempre un impatto molto positivo sulla partita. L’anno scorso nelle occasioni in cui ha giocato titolare non ha mai fatto male, se penso all’ultimo match in casa contro l’YB ha realizzato addirittura una doppietta. Anche le decisioni che lo riguardano quando non lo schiero dall’inizio non le prendo a cuor leggero; so che fa fatica ad accettare le mie scelte ma quando è subentrato non c’è stata una partita dove non abbia fatto vedere di giocare al 100 per cento per la squadra.”

Mai e Saipi

-Hai parlato di coraggio che è un po’ la vostra parola d’ordine del momento. E si vede in campo a livello di sviluppo del gioco: a questa parola penso debba essere associato il nome di Lukas Mai perché è forse quello che interpreta in modo migliore questo tuo spirito. Senza di lui questa idea di gioco così intraprendente non sarebbe possibile. Si può dire che è diventato quasi indispensabile per come il Lugano ora esce dalla difesa: ho in mente una palla che ha dato a San Gallo al volo e che ha tagliato il campo, uscita rischiosa ma che ha permesso di rubare 40 metri all’avversario?

“Di indispensabile non c’è nessuno. Sapevamo quanto fosse importante Mjiat Maric nel gioco di impostazione della squadra. Avendo Ziegler, Daprelà e Hajdari, tanti piedi mancini, quello che la società ha cercato quest’estate è stato un centrale col piede destro che sapesse impostare. Maric riusciva sempre a dare molta tranquillità nell’uscita palla, tante volte l’anno scorso con la difesa a tre uscivamo molto bene ma avevo dovuto mettere in difficoltà Daprelà schierandolo sempre a destra. Per questo abbiamo  cercato un elemento che avesse quelle caratteristiche. Posso dire che Mai sta facendo quello che ci aspettavamo, ci aspettiamo ancora miglioramenti sotto altri aspetti: è alto più di 1.90 e dunque speriamo che possa diventare pericoloso anche sulle palle ferme come lo sono i difensori delle altre squadre.”

-Se non ci fosse lui come risolvereste il problema della costruzione da dietro?

“Qualche soluzione la troveremmo. Con qualcuno cerchiamo sempre di uscire con la palla. Sappiamo che Ziegler è un giocatore con una percentuale altissima di passaggi, inoltre l’Hajdari che avete visto nelle ultime partite è un ragazzo che ha molto coraggio anche lui nel giocare la palla. Sia con i terzini sia con i centrali cerchiamo di costruire da dietro ma mi sembra sbagliato dimenticare chi -secondo me- ha fatto i progressi più importanti sotto questo aspetto che non è  Mai ma il nostro portiere. Amir Saipi nelle ultime giornate sta giocando con i piedi in maniera quasi perfetta?”

Le arrabbiature di Sarri

-Sarri, allenatore della Lazio, ha appena dichiarato in un’intervista alla “Domenica sportiva” RSI, che è andato a letto imbufalito dopo una vittoria per 4-0. La tua soddisfazione è legata ai risultati o che tipo di allenatore sei?

“Tra l’altro quell’intervista è stata molto bella con parecchi punti che mi hanno fatto riflettere. Sotto quell’aspetto Sarri è un tecnico molto estremista e io sono un po’ più pratico. So quanto sia difficile vincere una partita di Super League, tante volte sembra facile ma avete visto quest’anno l’esempio del Winterthur che fino a 20 giorni fa tutti in questa sala davano per spacciato ed invece è riuscito a raccogliere 7 punti nelle ultime tre partite contro Sion, Zurigo e GC. Questo ti fa capire quanto il nostro campionato sia difficile. E’ per questo che nonostante tutto una vittoria porta sempre benessere, tanta voglia e piacere di lavorare in settimana. Poi le cose positive aumentano l’euforia e l’entusiasmo nel gruppo, sono tutte dinamiche positive che migliorano l’aspetto mentale che è sempre la cosa più importante.  Comunque anche io e il mio staff dopo ogni partita -che sia finita con una sconfitta o con la vittoria- cerchiamo di analizzare le cose al meglio. Tante volte dopo aver conquistato i tre punti facciamo riunioni post partita ancora più lunghe per cercare di vedere cosa non è funzionato. La vittoria non deve chiudere gli occhi sullo sviluppo della squadra ma bisogna sempre cercare di analizzare al meglio le prestazioni e dunque vedere cosa è funzionato per rinforzare quegli aspetti ma anche cosa va migliorato. Ad esempio il secondo tempo contro il Basilea è stata elogiato da tutti ma io mi sarei aspettato una squadra che avesse più coraggio di giocare dopo un primo tempo eccellente e quindi abbiamo lavorato su quello e i frutti si sono visti già sette giorni dopo a San Gallo.”

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