Celestini: proseguiamo fiduciosi sulla nostra strada
Ad eccezione di Yao, Krasniqi e Manicone, infortunati e di Daprelà (squalificato) tutti gli altri componenti della rosa bianconera sono a disposizione del tecnico Fabio Celestini in vista della partita di sabato sera a Cornaredo contro il Lucerna. Lo ha comunicato ai giornalisti lo stesso allenatore al termine dell’allenamento di venerdì mattina nel corso della tradizionale conferenza stampa nella quale ha esordito parlando della squadra che affronterà il Lucerna.
“Non stiamo cambiando nulla. Continueremo a giocare come fatto finora, con alcuni accorgimenti volta per volta, da introdurre con calma. Stiamo procedendo per gradi, io devo adattarmi ai ritmi della squadra e non il contrario, devo ascoltarla e vedere con che ritmo riesce ad assorbire i miei insegnamenti. Stanno assorbendo cose molte bene e altre ci mettono un po’ più di tempo. L’idea di gioco è sempre la stessa, poi se manca un elemento lo devo evidentemente sostituire. “
-La partita con il Lucerna, che potrebbe in caso di successo spaccare in due la classifica, l’avete preparata in modo particolare sul piano mentale?
“Vivo sempre nel presente perché penso che guardare al passato o proiettarsi nel futuro ti metta addosso solo pressioni inutili. Poi al fischio finale leggeremo la classifica, ci potrà piacere di più o di meno. Dobbiamo vivere il presente, pensare alla partita e poi vedere cosa abbiamo fatto di buono e di meno buono e se siamo riusciti a trasferire a nostro favore quel 50/60 per cento di imponderabile che ci sta nel calcio. Devi essere bravo a farlo girare dalla tua parte come abbiamo fatto nelle tre partite contro Thun. Xamax e San Gallo. Magari a Basilea l’abbiamo fatto un po’ meno anche se l’essenza è stata la stessa. A livello mentale ho soprattutto lavorato sul fatto che al St. Jakob Park, al di là dei grandi errori individuali, la squadra ha compiuto un bel passo in avanti visto come arrivavamo a quel match (ricordiamo i supplementari con lo Xamax, le tre vittorie di fila e la difficoltà di andare a Basilea). Poi se prendi un gol stupido dopo dieci minuti nei quali non succedeva niente, il rischio è di demoralizzarsi invece i ragazzi hanno fatto le cose bene a tutti i livelli. Quindi ho detto che ci sono cose da migliorare ma che quella partita va presa come positiva, non è stata un passo indietro, deve rappresentare la consapevolezza che possiamo far bene. E’ stata un passo in più per cercare di aggiungere un ulteriore tassello alla nostra crescita. Anche nella ripresa, dopo l’1 a 2, c’è stato un nostro assalto contro la loro difesa. C’è mancato qualcosina negli ultimi trenta metri, qualche tiro da fuori, ma a livello di atteggiamento non ho nulla da rimproverare ai miei. Stamane ho mostrato un video con una nostra azione di possesso, non sterile ma a 25 metri dalla porta basilese, che è durata più di due minuti. Il nostro primo gol è venuto dopo una bella azione di 1’30” di possesso palla nostro con tiro di Junior, che avrebbe potuto darla anche a Bottani e sul corner abbiamo segnato.”
-Fisicamente come state dopo gli sforzi delle scorse settimane e gli allenamenti su terreni pesanti?
“E’ l’unica pecca di questo periodo. Nel corso delle tre partite in una settimana -lo dicono anche i rilevamenti con il GPS- i ragazzi hanno dato tutto e qualcosa in più. Chiaramente questo lo paghi un po’ perché la condizione di alcuni giocatori non è ottimale per gli infortuni che hanno subito non perché si fosse lavorato male prima. Ci sono elementi che hanno dovuto rientrare in fretta dopo gli infortuni e quindi devo fare dei cambi obbligati durante le partite. Anche in settimana c’è gente stanca che fa fatica a riprendersi. Comunque abbiamo una panchina eccezionale e dunque quando facciamo entrare un ragazzo da sempre una mano e qualcosa in più alla squadra. E’ per questo che in questo momento facciamo risultati. Abbiamo il problema della condizione di alcuni, ma chi entra a partita in corso dà veramente un valore aggiunto”.
-A Basilea a livello di primo tempo c’era stato qualche grosso punto di domanda: come si fa a far capire ai ragazzi di cambiare atteggiamento dal primo minuto?
“A caldo si hanno certe sensazioni ma poi le partite vanno riviste con calma. Anche noi avevamo avuto un’impressione non bellissima alla pausa. Ma riguardando le immagini ci sono stati sì degli errori individuali, ma il contenuto è diverso. Pure il possesso nel primo tempo -quando uno potrebbe pensare che ci abbiano schiacciati eccetera- è stato di 48 a 52%. La palla l’abbiamo gestita più noi di loro, il fatto è che gli errori hanno dato una sensazione sbagliata, di fragilità perché loro hanno fatto due gol. Anche i ragazzi in campo lo hanno percepito ma era colpa nostra, abbiamo fatto tutto noi. Se guardiamo all’inizio del secondo tempo Brlek sbaglia una palla in uscita e loro ci fanno un tiro pericoloso, eppure lui e la squadra continuano a giocare e fanno un ottima ripresa. Alla pausa ho solo detto ai ragazzi di credere maggiormente in noi, perché cose buone le avevo viste. Se avessimo fatto un gol eravamo ancora in partita e l’avremmo potuta anche vincere. Sono stati bravi a rientrare in campo con la giusta mentalità, poi il nostro primo gol ci ha aiutato tantissimo. Peccato per il calcio d’angolo nel finale, loro sono bravi sulle palle ferme avevano passato anche il turno di Coppa a Winterthur. E dire che in quel momento avevo sul terreno la squadra più alta che abbia mai avuto. Ma anche questo è un segnale: quando commetti troppi errori il calcio ti punisce. Non perché non hai fortuna ma perché per andare a fare punti a Basilea non puoi fare sbagli. Il calcio ci ha detto “ragazzi oggi non vi posso premiare nemmeno con un punto, perché avete fatto troppi errori: noi l’abbiamo accettato e ho cercato di spiegare ai giocatori che malgrado la lezione, dobbiamo uscire con spirito positivo da questa partita”.
-Come si allenano queste situazioni per evitare quegli errori?
“Fondamentalmente gli errori che ci sono stati non si possono prevenire in allenamento, si può lavorare sulla testa questo sì. Ho parlato singolarmente con i giocatori che hanno commesso qualche sbaglio in più semplicemente per dire loro “e allora, adesso non si gioca più?”. Vi metto in campo e vi chiedo di giocare e so che qualche errore ci sta, evidentemente non tanti, non in quelle zone del campo e non in quel modo. Ma quello che mi aspetto è la reazione immediata: infatti Brlek che ha commesso qualche errore a Basilea ha continuato a giocare tutta la partita, non ha dato segni di scoramento, questo è un bel segnale per l’allenatore, vuol dire che il ragazzo ha personalità e che non ci lascia in dieci. Può succedere di sbagliare ma bisogna restare concentrati e ricordarci che abbiamo la qualità per non perderli certi palloni. E’ come il gol che abbiamo preso su rimessa laterale nostra, non é che in allenamento vado a ripetere la rimessa perché uno ha sbagliato uno stop. Non sono bambini e sanno cosa fanno in campo. Io ha grande fiducia in tutti i miei ragazzi e questo sentimento resta intatto anche dopo le sbavature del St. Jakob.”
-In questi giorni il cantone è preso dalla questione Team Ticino; lei conosce la situazione del Team Vaud, si è fatto un po’ un’idea di cosa sta succedendo?
“Ho avuto tanto da fare ultimamente e non ho avuto il tempo di studiare a fondo la questione. Ma ho avuto la fortuna dieci giorni fa di pranzare con il presidente Renzetti che mi ha illustrato la situazione. Vedo tante similitudini con la realtà vodese. Il Losanna retrocesse per fallimento e ripartì dalla Seconda Lega interregionale, in modo che Yverdon, Nyon e altre squadre guadagnarono spazio nel Team Vaud. Poi quando il Losanna è ridiventato squadra di Challenge e Super League chiaramente ha voluto di nuovo essere al centro del progetto e prendere le redini del Team. Le tensioni ci furono anche là, ma con un po’ di buon senso da parte di tutti le cose possono chiarirsi. E’ normale che il Lugano sia la locomotiva del movimento. A Losanna addirittura le squadre dalla U15 in su si chiamano Lausanne Sport e non più Team Vaud. Vogliono recuperare la formazione e dare un’identità, ad esempio facendo indossare ai giovani la maglia losannese. E’ difficile per un ragazzo identificarsi con la squadra di Super League, che è la sua destinazione naturale, se gioca con un’altra casacca fino a 19 o 20 anni, se si allena altrove e via dicendo. Il team non è un club con una storia di più di 100 anni. Mio figlio gioca con un U17 e la prima cosa che mi ha detto “guarda gioco con la maglia del Losanna e il numero del tale”. Per me è una bella cosa, si identifica con un giocatore della prima squadra della stessa società. Poi chi fa la locomotiva deve farla per bene.”
-Hai avuto modo di guardare l’Under 21 del Lugano?
“Certo ho seguito anche qualche allenamento, mi piacere imparare da tutti. Parlo con i miei collaboratori ma anche con gli altri membri della società, ho una grande feeling con Fernando Cocimano tecnico della U21. Ho seguito varie partite per vedere come giocava la squadra. L’unica cosa che posso dire è che è un peccato che militi in Seconda inter. Già in Prima lega classic il salto in SL è notevolissimo. Ma dalla Seconda c’è un abisso, posso vedere se un giocatore c’è a livello di spirito e di lotta, ma per il resto le indicazioni non sono molte in vista di un impiego dei ragazzi in prima squadra. A Losanna si voleva assolutamente essere promossi in Prima promotion e non è facile. Anche il Lugano deve cercare la promozione, è fondamentale.”