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Celestini: lo spirito di Sion con qualcosa in più

Allenamento di rifinitura, venerdì mattina sui terreni B di Cornaredo, per la rosa bianconera. Si è lavorato soprattutto sul piano tattico. Gli assenti per la trasferta di Lucerna saranno tre: Crnigoj, Lavanchy e Macek. La partenza per la Svizzera centrale è prevista sabato mattina dopo la colazione in comune allo stadio. Il calcio d’inizio è fissato per le 19 alla Swissporarena.

Dopo l’allenamento Fabio Celestini ha incontrato, come d’abitudine, i giornalisti. La prima domanda ha riguardato il morale e lo spirito di lavoro della squadra dopo l’ennesima beffa (gol al 94′) patita a Sion.

“Abbiamo lavorato su noi stessi. Dopo il match con il Thun avevamo parlato di certi aspetti e li abbiamo curati prima della trasferta in Vallese, la risposta si è vista in campo. Dobbiamo adesso proseguire su questa strada visto che non abbiamo portato a casa la posta piena. Qualcosina in più si deve fare: eravamo a cinque secondi dal prendere i tre punti che erano meritati, ma non bisogna lamentarsi si deve lavorare a testa bassa, stare uniti, credere in quel che facciamo,  scendere in campo pronti a morire per le nostre idee calcistiche, sacrificarci per i compagni e veramente volere la vittoria più degli avversari. La nostra progressione anche sul piano del gioco verrà solo da un successo.”

-Ha parlato di valori in un momento delicato della stagione, Baumann è il portiere titolare, Da Costa in precedenza e prima ancora Kiassumbua. Perché non utilizzare Russo che è sotto contratto?

“Perché i nostri portieri fondamentalmente sono stati Baumann e Da Costa e diamo loro fiducia.” 

-Da quando è a Lugano si è detto spesso che la squadra lavora bene, conosce quel che deve fare ma i risultati stentano ad arrivare: non sarà che la qualità dei giocatori è più bassa di quanto si aspettasse?

“No. Nel calcio c’è una cosa che si chiama spirito di squadra e di competizione che è diversa dal “gruppo buono”. Un gruppo facile è quello col quale si vive bene, poi ci sono i team che vanno in campo per vincere le partite e questo spirito si crea  non è che c’è l’hai così. Poi ci possono essere dei leader che aiutano il resto della squadra specie nei momenti difficili.  Ho fiducia cieca nella qualità e nei valori umani di questa squadra. Non è perché i risultati latitano che dirò che non arrivo felice il mattino agli allenamenti. Il problema è che dobbiamo riuscire a diventare competitivi veramente, tutti insieme per 95′, pronti a  morire l’uno per l’altro, lasciando a casa i dubbi e facendo emergere la solidarietà e altri valori nei momenti delicati. Abbiamo tra di noi anche in ritiro verificato questi sentimenti ma ora bisogna metterli in campo affinché non prendiamo gol al 95′ o riusciamo a mettere il 3-1 per chiudere le partite. A Sion abbiamo sì preso gol su calcio d’angolo all’ultimo secondo  ma mi ha preoccupato maggiormente la gestione degli ultimi dieci minuti quando la gara era ormai finita e potevamo andare a segnare il gol della sicurezza. Voglio costruire un gruppo vincente e farlo sui pareggi e sulle sconfitte non è facile, ma è anche da queste situazioni che si può riuscire a fare il clic ed avere un gruppo consapevole di quanto deve fare per aggiudicarsi i tre punti. Dobbiamo essere ancora più squadra tra di noi e crederci.”

-Non è uno spirito che deve venire automaticamente?

“Il calcio, e ve lo dice uno che ha giocato 20 anni, è lo sport di squadra più egoistico che ci sia. Ci si deve lavorare con l’aiuto di qualche leader. Togliendo la partita con il Thun le altre prestazioni sono state all’altezza ma dobbiamo fare un ulteriore passo in avanti. Come in tutti i gruppi, anche nelle più grandi squadre, tre o quattro elementi tirano il gruppo, altri seguono e altri ancora. Non è scontato né automatico. Così come non è ovvio parlare con un giocatore e chiedergli quale siano le sue qualità, perché abbiamo magari visioni diverse. Sono domande che faccio ai ragazzi; fare coesistere 20 persone in una squadra, sapendo che 9 non scenderanno in campo, non è evidente. Devi costruire lo spirito di squadra per evitare che ognuno vada per la propria strada.”

-E’ uno degli aspetti più difficili del mestiere di tecnico?

“Il più affascinante e il più complicato. Devi prima comprendere i meccanismi: ad esempio quando siamo arrivati si sono vinte tre partite di fila e abbiamo capito che questa squadra, anche senza lavorare troppo, ha qualità per assimilare subito i concetti. Adesso siamo più indietro a livello di gioco perché ci mancano il morale e la fiducia di quelle tre gare vittoriose. Vogliamo essere più pratici, devo scegliere su chi puntare e trovare soluzioni tattiche e poi lavorare sulla costruzione del gruppo vincente”.

-Prossima partita a Lucerna con un avversario in difficoltà ambientale e di spogliatoio. Che avversario si aspetta di trovare?

“Mi aspetto un grande Lugano di spirito. Fondamentalmente  quello che fanno il Lucerna e gli avversari più in generale mi preoccupa poco. Noi abbiamo dimostrato che se stiamo bene e facciamo la partita -ricordate la prova di Berna con l’YB o quella con il Basilea- possiamo competere con qualsiasi squadra. Studiamo gli altri ma oggi il punto non è il Lucerna ma il Lugano. Se scendiamo in campo con lo spirito di Sion e magari con qualcosina in più nel finale, sono sicuro che vinciamo. Non possiamo più fare un passo indietro, al di là di come giocherà il Lucerna. “

-La nota lieta dal Tourbillon è stata la rete di un centrocampista (Sabbatini).

“E’ questo lo spirito che voglio. Nelle mie squadre hanno sempre segnato tutti. Chiaramente i gruppi si devono costruire, talvolta è più facile altre meno. Dipende dalla maturità, ogni gruppo e ogni persona è un mondo. Dobbiamo aver fiducia in ogni compagno che scende in campo, anche Lavanchy all’esordio ha segnato. Non si deve pensare troppo. Come dico spesso ai giocatori il lavoro in settimana o le disposizioni tattiche alla lavagna valgono zero punto se non ci si mette lo spirito giusto. Chi rende bravo l’allenatore sono i giocatori, poi sull’arco di una stagione se il tecnico è bravo puoi guadagnare magari una o due posizioni, ma ci vuole sempre e comunque lo spirito dei ragazzi. Ho una grande fiducia in questo gruppo ed è arrivato il momento di vincere.”

-Gerndt ha rinnovato per due anni e Celestini a che punto è contrattualmente?

“Non voglio sapere niente del futuro, non sono venuto a Lugano per il contratto, ma perché ho sentito grande affetto da parte del presidente e di Giovanni Manna. Renzetti mi da tantissima serenità e tranquillità anche in un momento in cui i risultati non arrivano e di questo posso soltanto ringraziarlo. Non è scontato. Il mio futuro si vedrà a maggio e a giugno; prima di tutto dobbiamo regalarci una vittoria e regalala anche alla società, al presidente e ai tifosi. Ce la meritiamo. Poi ci metteremo eventualmente a sedere, ma prima devo dimostrare di uscire da questa serie negativa, mettere il Lugano dove si merita di essere e poi si potrà parlare anche di me.”

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Commenti (4)

  1. Armando Vavassori

    Bravo Celestini, un discorso senza lamenti e mettendosi anche lui in gioco senza colpevolizzare i giocatori (anche quando fanno eviidenti e grossolani errori personali) come fanno molissimi allenatori. Si vince e si perde tutti insieme, nessun escluso.
    Complimenti

  2. Francesco Pasqualini

    Penso che Celestini sia una gran persona, sono sicuro che lasciandolo lavorare porterà il Lugano ad ottenere grandi risultati.

  3. Sono d’accordo con l’analisi di Armando, aggiungo che il gruppo c’è e lo si vede chiaramente, ora in campo manca solo il 13esimo “uomo” , il gioco spensierato privo della pressione punti ad ogni costo e i risultati arrivano, Forza ragazzi

  4. Domani si deve andare in campo con la determinazione a mille a lottare per 90 minuti su ogni pallone , senza l’assillo della vittoria, con la mente concentrata sui compagni e sulla palla , tutto il resto verrà da sé

    Forza Lugano

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