Celestini: a Berna per vincere
Rosa divisa in due e allenamento in tre fasi distinte per il Lugano venerdì mattina. Ogni gruppo ha visionato un video, poi ha lavorato in palestra e infine sul campo. Tutti presenti i numerosi elementi della rosa ad eccezione di Macek che si sta riprendendo dall’intervento al piede. Al termine della seduta Fabio Celestini ha incontrato come d’abitudine i giornalisti cominciando con le “ultime dagli spogliatoi prima del match con i campioni svizzeri”
“Tutto bene, anche Crnigoj è tornato ad allenarsi con la squadra e Junior sta bene, ambedue saranno a disposizione; deciderò comunque domani i convocati.”
-Come vivono questi due giocatori la situazione a metà del guado e come la vivi tu?
“Con grandissima tranquillità e serenità. Se viveste gli allenamenti e lo spogliatoio vedreste che siamo come una famiglia. Per me sia con Junior sia con Domen, e il discorso vale anche per Manicone e Fazliu ai quali ho parlato ancora stamattina e che sono in situazioni non semplici, c’è rispetto reciproco, con la voglia di essere comunque a disposizione l’uno dell’altro. Al di là delle decisioni del mister o della società non siamo qui per fare male a qualcuno, ma per lavorare; certo le rose di solito sono di 22, 23 giocatori e ne vanno in campo undici. Ma anche con un numero maggiore le cose sono chiare e siamo sereni. Stanno tutti lavorando benissimo, non ho problemi. Potrebbe essere una situazione molto difficile perché ci alleniamo in 33 con tre gruppi più gli infortunati. Però la viviamo in modo costruttivo, quasi come se fosse normale. In altri casi elementi come Junior e Crnigoj starebbero attenti a non farsi male, invece si allenano al 100 per cento e mi stanno mettendo in ulteriore difficoltà, ma ben vengano questi problemi.”
-Si arriva a questa sfida con due squadre attente sulla fase difensiva, che partita ci possiamo attendere domenica allo Stade de Suisse?
“Per me una partita sulla falsariga di quella che ha proposto il Thun a Cornaredo. Non credo che l’YB cambi la sua idea di gioco, basata sul pressing a tutto campo. Loro fisicamente sono ancora più tosti del Thun e quindi sarà dura ma contro Rapp e compagni abbiamo fatto bene, quindi…”
-Nel preparare la partita avete curato qualche aspetto particolare?
“Sì ci siamo concentrati sul gioco sotto pressione, contro i campioni svizzeri non hai tempo di pensare, devi avere le idee chiarissime, sono molto forti sulle ripartenze quando la squadra avversaria perde palla nella sua metà campo e poi sono insidiosissimi sui centri dalle fasce laterali. Sia che giochi Hoarau o no, dobbiamo cercare di limitare i traversoni verso la nostra area.”
-Anche se siamo solo alla seconda giornata si aspettava Fabio Celestini uno scontro al vertice dopo due partite?
“Ci speravo di partire bene. Si sa che è importante, non è facile perché tutte le squadre lo vogliono fare. Anche l’YB che ha incontrato Servette e Xamax ha ottenuto un pareggio e una vittoria per 1-0. E’ difficile per tutti; noi siamo riusciti a raccogliere quattro punti, non abbiamo preso gol e la squadra a livello calcistico è cresciuta tantissimo contro il Thun. Sono contento: dire che me l’aspettavo forse è troppo ma lo speravo sicuramente.”
-A Berna si giocherà sul sintetico, per voi che prediligete la palla bassa e la velocità potrebbe essere un elemento favorevole?
-Si e no. Anche se è vero che per le nostre caratteristiche e per le qualità dei nuovi arrivati vedi Aratore e Rodriguez il gioco a terra è preferibile, giocare sul sintetico è un altro calcio. Sono due sport differenti. Le sensazioni non sono le stesse, gli appoggi cambiano, la palla rimbalza diversamente, non si frena, non la puoi prendere sotto: è un altro sport. Che poi per noi possa essere una superficie anche accettabile è vero ma preferirei cento vuole giocare sull’erba. Non ci siamo allenati sul sintetico perché se l’avessimo fatto avrei rischiato nei perdere quattro o cinque elementi. Da Covilo, che ha sempre il tendine al limite dell’infiammazione, a Bottani, Sabbatini, Gerndt e altri soffrirebbero allenamenti ad altissima intensità su questa superficie. Preferisco avere i giocatori sani domenica che aver fatto quattro allenamenti sul sintetico e dover rinunciare a qualcuno. Poi la rifinitura di sabato la faremo sul sintetico.”
-C’è qualche singolo tra i gialloneri che vi può creare particolari problemi nello Young Boys?
“Sono tutti grandi elementi. Non so se Hoarau scenderà in campo: lui non è solo bravo di testa ma è un leader indiscutibile, poi difende, si mette tra le linee e a ogni centro non sei tranquillissimo.”
-Siccome i pareggi non è che ti facciano schifo, firmeresti per un punto?
“Mai. Non ho mai trasmesso alla squadra l’idea di non perdere ma ho sempre detto che andiamo in campo per vincere, poi se non ci riuscissimo non dovremo perdere. ma deve essere una conseguenza. Non so pareggiare o perdere. Preparo le le partite per vincerle tutte, l’ho imparato come calciatore specialmente in Spagna: non si dà mai una partita per persa chiunque sia l’avversario. Si va a giocarla per vincerla. Se gli altri saranno stati più bravi la perdi, però non scendi in campo per non prenderle, se poi ti fanno un gol cosa fai?”
-Com’è cambiata questa squadra dalla scorsa stagione all’attuale; é più la squadra di Celestini?
“La mia mano si è vista un po’ di più anche domenica nel primo tempo. Mi sono divertito, poi nel secondo un po’ meno. Questa squadra -e l’ho rivista più volte al video con i ragazzi- ha trovato i movimenti e gli spazi giusti. Sono stati bravi a interpretare la partita e a metterci intelligenza e qualità. Già alla seconda di campionato, nonostante l’avversario tosto, ci siamo presentati sei o sette volte davanti alla loro porta e abbiamo anche segnato. Da questo punto di vista siamo migliorati, inoltre abbiamo mantenuto quella che era stata la nostra forza negli ultimi sei mesi. Dopo la “famosa” sconfitta interna con il Thun in febbraio abbiamo disputato 19 partite con 10 pareggi, 7 vittorie e 2 sconfitte. Comprendendo la sconfitta con l’YB al 95′. Sono stati molti match e dire che quando sono arrivato si diceva che il problema del Lugano era la continuità nei risultati, che non cara la mentalità giusta, che dopo qualche vittoria la concentrazione diminuiva. Adesso sono otto mesi che questa squadra sta facendo grandi cose, ha conquistato quasi 1.6 punti a partita il che sull’arco di un campionato di 36 gare significherebbe arrivare a quasi 60 punti. Dobbiamo dare merito ai ragazzi di questo.”
-Ti fa arrabbiare che i media e più in generale i tifosi sembrino non apprezzare o sottolineare queste imprese?
“Ho detto che non si da per scontato quello che facciamo e non gli si attribuisce l’importanza che merita. Non dico che non lo fate. Noi viviamo questo periodo con entusiasmo, ci alleniamo col sorriso e con positività ma lavorando duro però. Aspettiamo il sorteggio del 30 agosto con entusiasmo quotidiano. In generale quando le cose non vanno bene è giusto sottolinearlo ma in questo 2019 stiamo veramente comportandoci più che egregiamente e dunque mi pare corretto evidenziarlo, vale anche per il primo posto, va be che sono solo due partite. Ma pensate se fosse successo il contrario con il Lugano ultimo con un punto, si parlerebbe di retrocessione e di Celestini a rischio già per la partita con l’YB. Dunque va trovato un giusto equilibrio, a Lugano non è evidente che si stiano ottenendo questi risultati.”
-Ti dico un’altra cosa che ti farà arrabbiare: siete capaci solo a giocare in contropiede?
“Se ci fosse un televisore vi mostrerei quanto abbiamo fatto contro il Thun. Praticamente tutte le nostre azioni offensive sono partite dai piedi del portiere Baumann. Sembrano contrattacchi perché la squadra avversaria veniva a pressarci fino alla nostra area, ma non lo sono. Siamo stati bravi noi a uscire con il pallone e a sviluppare l’azione d’attacco. Chi guarda può avere l’impressione di contropiedi ma sono azioni che tu sviluppi evitando il pressing avversario. L’anno scorso abbiamo sì giocato in contropiede e ho dimostrato di sapermi adattare ai giocatori. Sapevo che Sadiku, Junior e Gerndt sono più solisti e giocavano di rimessa. Ma contro il Thun nel primo tempo abbiamo veramente giocato la palla, anche con sette avversari appena fuori dalla nostra area: con tre passaggi siamo riusciti ad arrivare in porta. Contropiede invece per me è difendere bassi, conquistare palla e ripartire velocemente, ma se l’azione la inizia il nostro portiere non è contrattacco”.
-Baumann sta crescendo partita dopo partita anche a livello di costruzione?
“E’ vero, ha fatto anche quasi un assist a Bottani su rilancio. Sono sei mesi che fa il portiere di Super League e c’è grande lavoro a monte. Parliamo molto, cerchiamo di essere positivi e costruttivi anche perché non sempre le cose andranno bene. Sono ragazzi giovani che devono crescere nel loro percorso. Noam sta respirando la serenità di poter fare il suo compito tranquillamente. E’ un lavoro che facciamo con tutti, certo col portiere è più eclatante perché gli errori li vedi maggiormente. E’ cambiato anche l’atteggiamento dei compagni, quando Baumann ha la palla sui piedi ci sono almeno cinque, sei o sette compagni pronti a riceverla e ad aiutarlo.”
-Chi ti sta sorprendendo maggiormente a livello individuale?
“Forse Rodriguez. Che avesse i piedi buoni lo sapevo anche prima però fare la mezzala nella mia idea di gioco non è semplice. Parlo di spazi, di sincronizzazione e di altri concetti non facili. Lui ha capito benissimo, mi sta sorprendo per come interpreta quello che gli chiedo.”
-Rispetto a Losanna è cambiato qualcosa: la squadra, tu, altro?
“Sono cambiato io. Come tecnico devi essere curioso, imparare dagli errori. Ne ho commessi tanti a Losanna e ho cercato di rimediare. Il più grande, nell’ultimo periodo (non è facile stare tre anni nella stessa società), è stato di non trovare valvole di sfogo fuori del calcio. Qui lo sto facendo; è importante per l’equilibrio mentale. Se riesci ad essere felice e sereno puoi essere più positivo e costruttivo perché arrivi al campo con un’altra energia. Da Losanna ciò è cambiato tantissimo, là non riuscivo più a ricaricarmi, non stavo bene anche se non me ne rendevo conto; pensavo solo al calcio ed ero prosciugato di energie. A Lugano non mi lascio influenzare da fattori esterni alla squadra, anche quando ci furono i mesi di discussioni sulla cessione della società rimasi focalizzato sul mio lavoro. Non spreco energie sulle cose sulle quali non ho possibilità di incidere.”