Abascal: stiamo lavorando per crescere
Rifinitura sotto la pioggia per la rosa bianconera in vista della sfida di sabato sera a Cornaredo contro lo Zurigo. Non ha ancora potuto riprendere ad allenarsi Da Costa che soffre di un indurimento muscolare. Gli altri assenti sono Piccinocchi, Krcskes e Manicone. E’ per contro in regola con il tesseramento e potrà essere schierato il centrocampista bosniaco Miroslav Covilo ( a sinistra nella foto con Mihajlovic e Bottani). Al termine dell’allenamento l’allenatore Guillermo Abascal ha incontrato i giornalisti. La prima domanda ha riguardato la cessione di Ceesay allo Zurigo: il tecnico è preoccupato visto che in attacco non è arrivato nessuno?
“E non penso che arriverà. Sono preoccupato per aver perso un elemento importante che in queste partite ha fatto tanto. In pochi avevano scommesso su di lui. Chi ha sempre creduto in Assan è stato il presidente e sono contento per lui perché ha potuto risollevare una situazione economica e per il ragazzo che avevo conosciuto un anno fa a Chiasso. Ha fatto fatica a trovare la sua posizione in campo, è una punta centrale, un uomo che attacco lo spazio, l’avevo fatto che Josipovic a Chiasso e qui era facile perché nessun altro attaccante ha le sue caratteristiche. Sono lieto che possa fare un passo importante nella sua vita, contento anche per il presidente e per la società. Ceesay era giunto qui tre anni or sono, sconosciuto e con poche presenze: col lavoro è arrivato a mettersi davanti a nazionali come Gerndt e Janko o a elementi valorizzati come Junior, non era scontato. Né il presidente né io avremmo voluto lasciarlo partire ma era un’opzione quasi obbligata viste le contingenze”.
-Come cambierà il gioco del Lugano con la partenza di Ceesay?
“Cambia molto, lui lasciava spazi dietro per gli inserimenti dei centrocampisti e anche se non l’abbiamo sfruttato con reti, ci eravamo create molte occasioni. Abbiamo Gerndt che è un altro tipo di giocatore ma che ha anche questa possibilità nel gioco, più manovrato che Assan sicuramente. Poi abbiamo anche Junior che può benissimo giocare da punta.
-Dopo Thun il presidente aveva detto che la squadra pratica troppi passaggi corti e che era preferibile un altro tipo di gioco. Cosa ne pensi?
“Magari il presidente non ha visto i dati sulle occasioni da rete o sulle volte che arriviamo nei sedici metri avversari. Senza contare l’ultima, per quattro partite, due delle quali in trasferta, abbiamo fatto più tiri in porta degli avversari. Non è detto che anche se hai il possesso palla maggiore arrivi più spesso alla conclusione, però le squadre che vincono i campionati hanno sempre il maggior possesso palla, e non è un caso. A Thun mi sono arrabbiato per la fase offensiva: la verità è che abbiamo attaccato male perché difendevamo male, con troppi giocatori. Ma avevamo in campo due nuovi, Maric e Brlek. Quest’ultimo non ha compreso dove doveva giocare nel primo tempo. Eravamo lontani in tutte le situazioni mentre i difensori centrali non facevano passaggi in avanti e non superavamo mai il loro primo pressing. Avevano in campo una squadra per giocare e invece siamo stati dietro a loro. Quando i nuovi entreranno nei meccanismi la situazione migliorerà. Non so comunque quante squadre andranno a vincere a Thun. Noi ci siamo salvati e avremmo potuto anche raccogliere di più perché nell’azione del loro pareggio abbiamo sbagliato nonostante la superiorità numerica. Il giorno in cui vinceremo partite come quella con il Grasshopper prenderemo ancora più fiducia.”
-Kiassumbua che è andato al Servette ha detto in un’intervista che con te c’è stata poca comunicazione e lui è rimasto deluso.
“La gente perde la memoria subito. L’ho difeso sul giornale alla fine della scorsa stagione, l’ho messo in porta nonostante i dubbi. Ma il calcio è così: per il giornalista e i dirigenti cambia tutto da una partita all’altra perché vedete solo i 90 minuti. Noi abbiamo sott’occhio il lavoro che si fa dal lunedì al venerdì. Un giocatore quando non gioca non è autocritico ma se la prende con il campo, con l’ambiente o con l’allenatore. Ovviamente io so benissimo che chi non gioca ce l’avrà anche con me, poi se gioca cambia tutto. Io parlo con tutti i giocatori, tutti sono entrati nel mio ufficio e sono sempre aperto a ogni richiesta di spiegazione. Quando finì la partita con il Losanna lui venne e mi abbracciò, vuol dire che in quel momento esisteva fiducia reciproca. Che poi la decisione della società per questa stagione fosse che lui non rientrava nei piani e che si sarebbe puntato su Baumann e Da Costa è un altro discorso, ma il calcio è così per tutti, per me come allenatore e per i giocatori. Ci sono sempre tre opzioni: andare in tribuna, in panchina o giocare. E di queste tre solo l’ultima è gradita dagli atleti e li rende contenti con il mister. Ma io le scelte le devo fare, ho 25 giocatori e in campo ne vanno 11.”
– Ti aspettavi un nuovo attaccante al posto di Ceesay o va bene così?
“Adesso quello che abbiamo, abbiamo, dipende da come potremo sfruttare gli elementi a disposizione. Ovviamente quando parte un giocatore ti aspetti che ne arrivi un altro al suo posto. Se non è stato possibile è perché sicuramente non hanno avuto le opportunità e la possibilità giuste. L’ho già detto: abbiamo Junior, Gerndt, Janko e Bottani che può giostrare come “falso nove”. Vuole dire che giocatori ce ne sono, toccherà a me inserirli e a loro dimostrare che sono all’altezza della squadra.”
-Con Gerndt è successo qualcosa a livello tecnico-tattico? Ti aspetti cose che lui non può dare e lui vorrebbe fare qualcosa che tu gli impedisci?
“Alexander è un ragazzo particolare, molto intelligente. Sin dall’inizio abbiamo dialogato. ha giocato quattro partite da titolare su sei. Se non ha fatto bene o non ha fatto quel che mi aspettavo è stato sostituito o ha perso la maglia da titolare. Però non ci sono problemi personali con lui, è un elemento con un’esperienza importante, lo scorso anno ha dato tanto e speriamo che lo possa dare anche in questo momento in cui abbiamo bisogno dei suoi gol”.
-La società ha appena annunciato l’ingaggio di altri due centrocampisti, Macek dalla Juventus e Cavagnera dal Milan. Avete molti, forse troppi centrocampisti a disposizione?
“Ovviamente al massimo ne vanno in campo cinque. La cosa importante è che potremo mettere un play davanti alla difesa in modo da tenere aperte le due diagonali di gioco e coprire le avanzate dei terzini. Detto questo gli altri centrocampisti a disposizione hanno tutti qualità e caratteristiche diverse tra di loro. Quello che ci mancherà sarà sull’esterno un giocatore che salta l’uomo. Lo dovremo fare col passaggio e verticalizzando di più. Macek è un elemento che conosco da tanto, giocò anche contro il Siviglia con la Juventus nella Young League. E’ nato nel 1997, può fare da interno, mezzala o esterno. Per le sue caratteristiche hanno sbagliato lo scorso anno alla Cremonese a schierarlo da quinto a centrocampo: lui deve essere vicino alla palla, cambia passo e te lo cambia dentro. Fa bene quando gioca più avanti, ha qualità, assomiglia a Luis Alberto che gioca nella Lazio. E’ un buon ingaggio, ora andrà in nazionale con la Repubblica Ceca e poi l’avremo per lavorare. Cavagnera è un giocatore di prospettiva, così come Kryzieu e Binous si alleneranno con la prima squadra e giocheranno con la U21. Ciò è molto importante perché vuol dire che stai seminando per il futuro. La società desidera che la U21 possa giocare almeno in Prima Lega. Ma ripeto sono tutti elementi che teniamo sotto stretta osservazione: Kryeziu, ad esempio, ha segnato due gol all’esordio con la U21. Ha movimenti interessantissimi e questa esperienza gli serve per apprendere la lingua e allenandosi con noi può migliorare il rendimento.”
-Una difesa a tre con il rientro di Sulmoni è ipotizzabile dopo la pausa per le nazionali?
“Certo. E’ un’opzione tecnica importantissima con noi in modo da coprirci e ripartire. Così puoi schierare cinque centrocampisti. Con tanti centrocampisti a disposizione la linea a tre ti permette di farli giocare. Sulmoni è un elemento specifico della difesa a tre.”
-Visto da fuori sembri un allenatore che è sempre sotto esame, ogni partita è un test.
“Sono tranquillo e l’ho sempre detto: che giudica il nostro lavoro alla fine è il campo. Se andiamo a vedere cosa abbiamo fatto lo scorso anno, se non sbagliavamo la partita contro il GC rischiavamo di andare in Europa. Comunque ci siamo salvati. Quest’anno disputeremo sabato la sesta partita, finora abbiamo totalizzato 5 punti in 5 gare, di cui tre in trasferta e su campi come Thun e Lucerna molto difficili per tutti. Con lo Young Boys nessuno mi può dire che meritavamo di perdere. Quanto al Grasshopper per 75′ li abbiamo messi sotto, poi con due palle ferme sono riusciti a pareggiare. Abbiamo sempre avuto più tiri e occasioni degli avversari e abbiamo subito ben 5 gol su palle ferme e non avevamo ancora la rosa al completo. Adesso avremo più partite in casa e sicuramente a Cornaredo siamo più forti. Il gioco combinato è il più difficile, devi costruire, creare, occupare spazi, difendere alto con il rischio che sbagli un passaggio e gli altri ripartano. Poi naturalmente si possono vincere le partite anche senza attaccare, con una palla ferma o un rigore o su errore di un avversario. Ma noi abbiamo voglia di attaccare e di giocare e abbiamo bisogno di tempo. Dite che sono sotto esame: siamo a 3 punti dalla prima, se avessimo vinto con il Gc eravamo a un punto dalla seconda. Se fosse un campionato di 20 squadre saresti nono o decimo e nessuno direbbe niente. Hai perso due partite contro YB e Lucerna, ma hai battuto Sion e hai pareggiato con Thun e GC. Esame o non esame: i dati sono questi. Tutti vogliono sempre vincere, ma per proporre di più ci vogliono tempo e giocatori. Ora il mercato è chiuso e vedremo. Valutare ogni domenica è giusto ma se le prestazioni fossero una “merda” e noi fossimo inferiori alle altre squadre sarei io il primo ad alzare il braccio e a sostenere che c’è un problema. Ma finora nessuno ci ha messo sotto. Adesso c’è la pausa: domani puoi pareggiare, vincere o subire una sconfitta. Nel calcio può succedere di tutto come il Basilea che ha perso a Limassol, ma l’importante è la prestazione e la crescita che non è lineare. Maric ieri mi ha detto che erano quattro anni che non si allenava per costruire, comprendere e fare. Per me questo non è un rischio, lo sarebbe se con giocatori alti un metro e settanta giocassimo il calcio diretto e cercare di prendere le seconde palle. I passaggi che facciamo servono ad attirare l’avversario e superarlo con una palla filtrante. Ovviamente questo modo di giocare è dieci volte più difficile del lancio di cinquanta metri con la speranza di prendere la respinta. Crediamo in questa filosofia di gioco e la portiamo avanti. Quando ci verrà automatico creare e occupare gli spazi, superare le linee avversarie e cambiare ritmo, diventeremo veramente pericolosi. Cambiare avendo questi giocatori a disposizione sarebbe un errore, specie dopo poche partite e con tutto il lavoro che resta da fare e quando sei a pochi punti dal vertice. Andate a controllare le occasioni in cui arriviamo in area: è sempre dopo un cambio di gioco, un cambio di ritmo o un passaggio filtrante, a parte un errore degli avversari.”
-Janko potrà tornare ai livelli di Basilea?
“Dal profilo fisico è lontano, non lontanissimo. Gli ha parlato domenica. Se fosse per me organizzerei tutte le settimane un’amichevole per permettergli di mettere minuti nelle gambe. La scelta per un tecnico di schierarlo titolare è difficile. Ha bisogno di tempo. Deve ritrovare anche lui, oltre alla condizione, fiducia per fare il suo gioco.”